1 ottobre 2010

Ilva di Taranto: oltre ogni limite - I parte

Mi sono preso due giorni di pausa dal blog in quanto il prossimo argomento sarà lungo e complesso e la ricerca e la raccolta delle informazioni ha portato via diverso tempo. Come avrete facilmente intuito si parlerà dell’Ilva di Taranto. Ciò che mi ha colpito, mentre mi documentavo sulla questione, è l’impossibilità delle persone di dimostrare che la causa delle loro malattie siano gli scarichi nell’atmosfera dell’acciaieria tarantina. Eppure è noto che a Taranto ci si ammali di più: l’incidenza di tumori correlati all’inquinamento è maggiore del 31% rispetto alla media italiana, così come aumentano le forme di autismo e deficit intellettivi (solo per l’autismo si stima un aumento del 50% negli ultimi 10 anni). Ma quello che manca per la legislazione italiana è il “nesso causale”, ovvero è necessario individuare con certezza tra un evento e un fenomeno una relazione di causa-effetto. Insomma, deve essere dimostrato senza ombra di dubbio che l’evento è provocato da quel preciso fenomeno. Per il diritto italiano, affermare che esiste un nesso causale tra l’inquinamento e le malattie è impossibile. Infatti, bisognerebbe dimostrare che la persona si è ammalata in quel momento, per colpa di quelle emissioni inquinanti, bisogna provare che quella persona non si sarebbe ammalata se avesse vissuto da un’altra parte. Ovviamente questo è impossibile da dimostrare perché la medicina non è matematica.
Bisogna dire però che a Taranto non c’è solo l’Ilva, ma ci sono ben 9 stabilimenti definiti per legge “inquinanti”, tra i quali il cementificio, la raffineria, l’inceneritore e appunto l’impianto siderurgico più grande d’Europa, l’Ilva, tanto che occupa una superficie pari a 4 volte la città di Taranto che lo ospita. E Taranto è una città che vive grazie alla sua industria siderurgica; all’Ilva lavorano infatti 13mila operai più quelli dell’indotto. Ma la città vive praticamente dentro l’industria siderurgica. Le colline di carbone e di ferro, i cosiddetti “parchi minerari”, materie prime per fare l’acciaio, sono a pochi metri dalle case del quartiere Tamburi . La gente vive immersa in questa pericolosa polvere. E non solo.
Se forse non è ancora stato possibile dimostrare che l’impianto siderurgico del patron Riva è il diretto responsabile dell’insorgenza di molte malattie, ciò che non si può negare sono le emissioni degli stabilimenti, completamente oltre tutti i limiti di legge. E i dati non possono che essere attendibili, visto che provengono dall’INES (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) e dall’EPER (European Pollutant Emission Register). Come riporta lo stesso sito, i due registri “sono nati nell'ambito della direttiva 96/61/CE, meglio nota come direttiva IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control). Essi sono il risultato di un approccio integrato alla gestione ambientale che coinvolge i governi, le industrie e il pubblico e dà la possibilità a quest'ultimo di esercitare il proprio diritto di accesso ad informazioni ambientali in maniera semplice attraverso la moderna tecnologia”. Anche se in Italia a quanto pare non se ne sono ancora accorti, il registro EPER è stato definitivamente rimpiazzato da quello E-PRTR (European Pollutant Release and Transfer Register).
Come potete vedere dal sito dell’INES, inserendo i dati dello stabilimento nel motore di ricerca del sito (link), è presente l’archivio dei dati relativi alle emissioni negli anni dal 2002 al 2005, mentre nel sito europeo, aperto nel 2006, sono presenti i dati del 2007 e 2008. Entrambi prendono in considerazione le emissioni sia in atmosfera, sia nelle acque.
Come si può facilmente notare da questa tabella dati, in cui ho riunito i registri delle emissioni, tutte le misurazioni delle emissioni sono oltre i valori soglia, ossia i limiti imposti per legge. Tutte in tutti gli anni. Potete inoltre trovare la variazione percentuale tra un anno all’altro (in rosso l’aumento, in blu il decremento) e tra il primo e l’ultimo (2002- 2008). È evidente un certo trend di diminuzione delle emissioni nel corso degli anni, anche se per qualcuno si registra un sostanziale aumento, in particolare per i metalli pesanti (nichel, rame e zinco), CO2 e per le pericolosissime diossine e similari (PCDD e PCDF). Anche per gli scarichi nelle acque il trend è simile, ma sempre con le dovute eccezioni: arsenico (+525% rispetto al 2002), fenoli (+441%), rame (+133%) e nichel, con ben un +1429% rispetto al 2002. Ciò che a mio parere è incomprensibile è il fatto che il registro europeo non prenda in considerazione nei suoi parametri, oltre al cadmio, lo scarico del mercurio nelle acque, vista la sua enorme pericolosità.
Le due colonne colorate, invece, aiutano a capire quanto le emissioni abbiano sforato i limiti di legge, ovvero di quante volte siano oltre il valore soglia, sia per il 2005 che per il 2008. Ciò è importante rispetto alla valutazione del valore assoluto, in quanto 1 grammo di diossina è certamente più pericoloso di una tonnellata di CO2. È impressionante vedere che i PCB, pericolosissimi per la salute, tanto che la loro produzione è utilizzo è stato bandito in Italia nel 1983, sforino i limiti di legge di ben 1208 volte. È importante sapere che i PCB sono considerati inquinanti persistenti, dalla tossicità per alcune forme molto vicina a quella della diossina. Non va di certo meglio il monossido di carbonio (CO), lo stesso che ci uccide quando la caldaia di casa è difettosa, che supera il valore di legge di 1078 volte, o gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), classificati come possibili cancerogeni, 622 volte. Anche nelle acque la situazione è disastrosa, con numerosi composti che superano di oltre 600 volte i limiti di legge. Come si può vedere facilmente a colpo d’occhio dai colori (legenda in basso) il trend è in diminuzione, ma tutti i valori sono pesantemente oltre i limiti di legge.
Bisogna anche dire che secondo le stime dell’ARPA Puglia, il sistema industriale di Taranto ha scaricato invece sulla città 170 grammi di diossina in un anno, mentre le emissioni dichiarate dall’Ilva al registro INES nel 2005 si attestano a 93 grammi. Il totale delle diossine dichiarate al registro INES da tutti gli impianti industriali italiani nel 2005 è stato di 103 grammi, il che significa che 93 grammi su 103 è solo la fetta di inquinamento del siderurgico di Taranto. Ammettendo che quanto dichiarato dall’Ilva sia veritiero, il 90% di tutta la diossina italiana è scaricata nella città di Taranto. Dalle rilevazioni fatte dall’ARPA tra il 2003 e il 2006 a Taranto, questo inquinante è infatti presenti in livelli elevatissimi rispetto alle altre città italiane.
Se forse non è possibile trovare un nesso causale tra una popolazione avvelenata e l’Ilva, quello che è certo sono questi dati, tanto è vero che il sig. Riva, titolare dell’azienda, nel 2005 è stato condannato definitivamente a sei mesi di carcere per gettito pericoloso di polveri nocive (pena commutata poi in una ridicola ammenda di 6750 €) e per gli stessi motivi condannato in primo grado nel 2008 (processo ancora in corso).
Visto quanto sopra, le istituzioni, che dovrebbero in primo luogo tutelare i loro cittadini, dovrebbero quanto meno obbligare l’Ilva a rientrare nei limiti di legge. E invece, come sappiamo, il Governo il 15 settembre ha varato il Decreto Legislativo del 13 agosto 2010 n.155, la cosiddetta legge “salva-Ilva” che consente di prorogare ulteriormente l’adeguamento ai limiti di legge.
Nei prossimi due giorni andremo ad analizzare la tossicità e il rischio legato ad ogni inquinante.
ps: per poter scaricare il file gratuitamente è necessario (ahimé) attendere circa 60 secondi. Altrimenti, chi fosse interessato, può contattarmi via e-mail.


3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono di Taranto e ti ringrazio della segnalazione. Abito nei pressi del quartiere Tamburi e ti assicuro che la situazione si sta espandendo anche nelle periferie delle città. Dal mio balcone scopo ogni giorno una paletta di minerale di vari colori, quando nero, quando rosso, quando avano! E loro fanno sempre leggi per rendere legittimo l'inquinamento, le conseguenti malattie, i tumori, le morti che ne conseguono! Taranto sta morendo!!!!

Anonimo ha detto...

pero bisognerebbe domandarsi quanti "Tarantini" sostengono questo gov. dei ladri e assasini?

Anonimo ha detto...

Ho partecipato alle 2 marce contro l'inquinamento e sono sempre sensibile a questi temi. Ho perso mio padre per cancro, ex operaio ILVA, ... però vedendo tutti questi tarantini che se ne fottono del problema adesso non ci sto più! Continuano ad appoggiare il governo, e pensano la sera ad uscire e fare i fichi in giro per i locali... Taranto è piena di gente ignorante e che non è educata da un punto di vista civico. Beh io mi sono rotto le scatole. Non ho più nulla da perdere in quella città. Ho combattuto per anni ma il risultato è stato emigrare. Vergognatevi della vostra ignoranza.

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