27 settembre 2010

Rapporto sulla sicurezza alimentare 2010

Mozzarelle blu, rosa e a pois. Le frodi alimentari si colorano di fantasia mettendo sempre più a repentaglio la sicurezza e la qualità del cibo italiani. Non solo i casi delle mozzarelle colorate ma anche sequestri di latte qualificato come 100% italiano, e in realtà prodotto da una miscela di latte ungherese e italiano, allevamenti dopati con ormoni, vini e prodotti di qualità falsi. Carni, allevamenti, prodotti lattiero-caseari e Made in Italy
sono i settori più nel mirino dei contraffattori del cibo.
E’ quanto emerge da Italia a Tavola 2010, il rapporto sulla sicurezza alimentare del Movimento Difesa del Cittadino e Legambiente giunto ormai alla sua settima edizione. Nella ricerca i numeri e i casi dei Carabinieri per la Tutela della Salute (Nas), dell’Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari (Icqrf), dell’Agenzia delle Dogane, del Corpo Forestale, del Sistema di allerta comunitario, delle Capitanerie di Porto, e dei Carabinieri per le Politiche Agricole e Alimentari. Quest’anno Italia a Tavola si arricchisce inoltre del contributo dei Servizi Igiene degli Alimenti e Nutrizione ed i Servizi Veterinari dei Dipartimenti di Prevenzione delle A.S.L. e Laboratori pubblici che operano nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale.
Tra i casi più eclatanti di frodi e irregolarità pericolose per la salute ne spiccano alcuni come l’operazione “Somatos”, portata a termine dai Nas dopo tre anni di attività investigativa: 22 ordinanze di custodia cautelare, di cui 5 in carcere e 17 agli arresti domiciliari, nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico ed all’impiego di sostanze vietate in zootecnia, in particolare di ormoni. Le indagini hanno permesso di disarticolare un sodalizio criminoso operante nel casertano, costituito da titolari di allevamenti bufalini, medici veterinari e farmacisti, i quali utilizzavano infatti sostanze proibite per incrementare la produzione di latte e l’ingrasso degli animali destinati alla macellazione. Denunciate in stato di libertà ulteriori 58 persone, sequestrati 25 allevamenti, 7.500 capi bufalini e migliaia di confezioni di medicinali.
Un controllo eseguito dai Nas di Torino nel 2009 all’interno di un capannone nella disponibilità di un’azienda dedita, su scala nazionale, allo stoccaggio ed al trasporto merci, ha permesso di sottrarre al consumo circa 4 milioni di confezioni di integratori alimentari scaduti, peraltro custoditi in ambienti interessati da gravi carenze igienico strutturali.
L’operazione “Gamma Tuber” ha consentito di smantellare un sodalizio criminoso, composto da allevatori di bovini e da funzionari dell’ASL, che occultavano dolosamente la presenza della tubercolosi bovina nelle aziende di proprio interesse, al fine di ottenere gli aiuti economici che l’UE eroga agli allevatori di animali da reddito in territori privi di malattie infettive.
Tra i prodotti di qualità simbolo del Belpaese vittima di sofisticazioni e contraffazioni c’è il vino, prodotto al centro dell’attività di controllo dell’Icqrf e del Corpo Forestale, che nel 2009 hanno scoperto, ad esempio, una vasta falsificazione dell’Amarone della Valpolicella: una famosa cantina di Fara Novarese moltiplicava con comune vino da tavola (per il 60% di provenienza francese e per il 40% di provenienza italiana) il vino Valpolicella della tipologia "Amarone", "Ripasso" e altri vini pregiati, per un totale di 952.084 litri.
Il falso Made in Italy è un mercato allettante soprattutto per i prodotti esportati, grazie a un “stacca-attacca” di etichette. Lo testimoniano i risultati delle operazioni dei Carabinieri per le Politiche Agricole e Alimentari che a Ferentino (FR) hanno sequestrato rotoli di etichette recanti la dicitura “mozzarella bufala” e “frozen bufala mozzarella”e confezioni di plastica contenente prodotto destinato al mercato estero con etichettatura recante la dicitura mozzarella di bufala, ma contenenti tutt’altro prodotto.
I problemi principali del settore ittico sono invece il mancato rispetto delle norme di igiene sanitaria, di conservazione e di tracciabilità. Basti pensare che la Guardia Costiera, nel corso dell’operazione “Giano” (durante le festività natalizie) ha scoperto oltre 324 tonnellate di pesce scaduto da anni o in cattivo stato di conservazione e intercettato una vera e propria filiera di distribuzione nazionale di specie ittiche provenienti dall’area est asiatica. I sequestri non mancano alle frontiere: nel 2009 l’Agenzia delle Dogane ha scoperto oltre 25 mila barattoli di pomodori San Marzano falsamente etichettati e oltre 24 mila chili di formaggio a pasta filata dichiarata “MOZZARELLA”, proveniente da una azienda tedesca e destinata alla Libia. Per gli stessi motivi, sequestrate 2 mila confezioni di olio di oliva DOP. Molti prodotti sofisticati e contraffatti provengono proprio dall’estero.
Secondo i dati del sistema comunitario RASFF (Rapid Alert System for Food and Feed), i contaminanti più frequentemente riscontrati sono micotossine, salmonella, residui di fitofarmaci, metalli pesanti e migrazioni di materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti. Frutta secca, snack e prodotti ittici sono le categorie di alimenti che nel 2009 e nei primi sei mesi del 2010 hanno riscontrato il maggior numero di notifiche. Nel caso della frutta secca e snack quasi tutte le notifiche derivano da respingimenti al confine di frutta secca contenente micotossine. Mentre i metalli pesanti sono stati riscontrati nei prodotti ittici, quali mercurio nei pesci, e cadmio in crostacei e molluschi. Come lo scorso anno sono ancora la Cina e la Turchia i paesi dai quali provengono gran parte delle irregolarità, 344 e 278 rispettivamente. Si registra comunque una diminuzione delle notifiche.
Notizie di frodi che da una parte fanno passare l’appetito, ma dall’altra rappresentano il risultato di oltre 700mila controlli da parte delle Forze dell’Ordine solo nel 2009. Ogni giorno gli istituti preposti restituiscono all’agroalimentare la sua credibilità passando al setaccio produttori, allevatori, trasformatori, supermercati, negozi e ristoranti. Ma anche mercati rionali, pescherie, stabilimenti balneari, bar, agriturismi. Controlli che hanno evitato che arrivassero sulle nostre tavole 41 mila tonnellate di prodotti contraffatti o avariati, per un valore di oltre 145 milioni di euro a seguito della scoperta di oltre 86 mila infrazioni (tra penali e amministrative). Le infrazioni più ricorrenti contestate sono state la frode in commercio (19%), detenzione/somministrazione di alimenti in cattivo stato di conservazione (29%), carenze igienico strutturali (51%), irregolarità nell’etichettatura degli alimenti (6%).
Il rapporto anche quest’anno segnala alcune buone pratiche dell’agroalimentare italiano consegnando il Premio Italia a Tavola 2010. In particolare, il riconoscimento è andato a due esempi di mense in ambito sanitario, individuate grazie alla collaborazione di Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura biologica), alla community “Il Circolo del Cibo” di Ctm Altromercato e al progetto “Prevenzione salute al ristorante”, segnalato dalla Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi).
Il Rapporto Italia a tavola 2010 conferma anzitutto che il business dell’agroalimentare è sempre più appetibile per la criminalità organizzata e l’industria della contraffazione, a causa del valore crescente in termini economici del Made in Italy - ha affermato Antonio Longo, Presidente Movimento Difesa del CittadinoIl nostro cibo di qualità deve peraltro fronteggiare non solo l’attacco illegale dei contraffattori, ma anche difendersi da chi a livello europeo vorrebbe depotenziare e sfumare sempre più le denominazioni di origine col pretesto della libera circolazione. Per fortuna il Rapporto ci conferma anche positivamente che il sistema dei controlli funziona e lavora bene, nonostante il taglio di fondi e di uomini e nonostante l’incredibile cancellazione dell’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, di cui chiediamo con forza la creazione”.
I dati sulla difesa della sicurezza alimentare - ha commentato Francesco Ferrante della segreteria nazionale di Legambiente - dimostrano come questa battaglia per la legalità sia necessaria per tutelare la salute dei cittadini, ma anche per proteggere dalla lunga mano dei truffatori e della criminalità organizzata un comparto importante come l’agroalimentare. Non è un caso che a crescere siano proprio le falsificazioni dei prodotti tipici certificati e di quel Made in Italy, famoso in tutto il mondo, che alimenta buona parte delle nostre esportazioni. Con particolare attenzione vanno quindi difese dalle frodi le nostre piccole e medie aziende, che rappresentano il target più sensibile alle mire dei gruppi organizzati che speculano sul settore con profitti di milioni di euro”.
Fonte: Legambiente

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