Mozzarelle blu, rosa e a pois. Le frodi alimentari si colorano di
fantasia mettendo
sempre più a repentaglio la sicurezza e la qualità del cibo italiani. Non solo
i casi delle mozzarelle colorate ma anche sequestri di latte qualificato come
100% italiano, e in realtà prodotto da una miscela di latte ungherese e
italiano, allevamenti dopati con ormoni, vini e prodotti di qualità falsi. Carni, allevamenti, prodotti
lattiero-caseari e Made in Italy
sono
i settori più nel mirino dei contraffattori del cibo.
E’ quanto emerge da Italia a Tavola 2010, il rapporto sulla
sicurezza alimentare del Movimento Difesa del Cittadino e Legambiente
giunto ormai alla sua settima edizione. Nella ricerca i numeri e i casi dei Carabinieri per la Tutela
della Salute (Nas), dell’Ispettorato centrale per il controllo della qualità
dei prodotti agroalimentari (Icqrf), dell’Agenzia delle Dogane, del Corpo
Forestale, del Sistema di allerta comunitario, delle Capitanerie di Porto, e
dei Carabinieri per le Politiche Agricole e Alimentari. Quest’anno Italia a Tavola si arricchisce inoltre del contributo dei Servizi Igiene degli
Alimenti e Nutrizione ed i Servizi Veterinari dei Dipartimenti di Prevenzione
delle A.S.L. e Laboratori pubblici che operano nell’ambito del Servizio
Sanitario Nazionale.
Tra i casi più eclatanti di frodi e irregolarità pericolose
per la salute ne spiccano alcuni come l’operazione “Somatos”, portata a termine dai Nas
dopo tre anni di attività investigativa: 22 ordinanze di custodia cautelare, di
cui 5 in carcere e 17 agli arresti domiciliari, nei confronti di altrettante
persone ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata al
traffico ed all’impiego di sostanze vietate in zootecnia, in particolare di ormoni.
Le indagini hanno permesso di disarticolare un sodalizio criminoso operante nel
casertano, costituito da titolari di allevamenti bufalini, medici veterinari e
farmacisti, i quali utilizzavano infatti sostanze proibite per incrementare la
produzione di latte e l’ingrasso degli animali destinati alla macellazione.
Denunciate in stato di libertà ulteriori 58 persone, sequestrati 25
allevamenti, 7.500 capi bufalini e migliaia di confezioni di medicinali.
Un controllo eseguito dai Nas di Torino nel 2009 all’interno
di un capannone nella disponibilità di un’azienda dedita, su scala nazionale,
allo stoccaggio ed al trasporto merci, ha permesso di sottrarre al consumo
circa 4 milioni di confezioni di integratori
alimentari scaduti, peraltro custoditi in ambienti interessati da gravi
carenze igienico strutturali.
L’operazione “Gamma Tuber” ha consentito di
smantellare un sodalizio criminoso, composto da allevatori di bovini e da
funzionari dell’ASL, che occultavano dolosamente la presenza della tubercolosi
bovina nelle aziende di proprio interesse, al fine di ottenere gli aiuti
economici che l’UE eroga agli allevatori di animali da reddito in territori
privi di malattie infettive.
Tra i prodotti di qualità simbolo del Belpaese vittima di sofisticazioni
e contraffazioni c’è il vino, prodotto al centro dell’attività
di controllo dell’Icqrf e del Corpo Forestale, che nel 2009 hanno scoperto,
ad esempio, una vasta falsificazione dell’Amarone
della Valpolicella: una famosa cantina di Fara Novarese moltiplicava con comune
vino da tavola (per il 60% di provenienza francese e per il 40% di provenienza
italiana) il vino Valpolicella della tipologia "Amarone",
"Ripasso" e altri vini pregiati, per un totale di 952.084 litri.
Il falso Made in Italy
è un mercato
allettante soprattutto per i prodotti esportati, grazie a un “stacca-attacca”
di etichette. Lo testimoniano i risultati delle operazioni dei Carabinieri per le
Politiche Agricole e Alimentari che a Ferentino (FR) hanno
sequestrato rotoli di etichette recanti la dicitura “mozzarella bufala” e
“frozen bufala mozzarella”e confezioni di plastica contenente prodotto
destinato al mercato estero con etichettatura recante la dicitura mozzarella di
bufala, ma contenenti tutt’altro prodotto.
I problemi principali del settore ittico sono invece il mancato
rispetto delle norme di igiene sanitaria, di conservazione e di tracciabilità.
Basti pensare che la Guardia Costiera, nel corso dell’operazione “Giano”
(durante le festività natalizie) ha scoperto oltre 324 tonnellate di pesce
scaduto da anni o in cattivo stato di conservazione e intercettato una vera e
propria filiera di distribuzione nazionale di specie ittiche provenienti
dall’area est asiatica. I sequestri non mancano alle frontiere: nel 2009 l’Agenzia delle Dogane ha
scoperto oltre 25 mila barattoli di pomodori San Marzano falsamente etichettati e oltre 24 mila
chili di formaggio a pasta filata dichiarata “MOZZARELLA”, proveniente da
una azienda tedesca e destinata alla Libia. Per gli stessi motivi, sequestrate
2 mila confezioni di olio di oliva DOP. Molti prodotti sofisticati e
contraffatti provengono proprio dall’estero.
Secondo i dati del sistema comunitario RASFF (Rapid Alert System for Food and Feed), i contaminanti più frequentemente riscontrati sono micotossine,
salmonella, residui di fitofarmaci, metalli pesanti e migrazioni di materiali destinati a venire
a contatto con gli alimenti. Frutta secca, snack e
prodotti ittici sono le categorie di alimenti che nel 2009 e nei primi sei
mesi del 2010 hanno riscontrato il maggior numero di notifiche. Nel caso della
frutta secca e snack quasi tutte le notifiche derivano da respingimenti al
confine di frutta secca contenente micotossine. Mentre i metalli pesanti sono stati riscontrati nei prodotti ittici, quali
mercurio nei pesci, e cadmio in crostacei e molluschi. Come lo scorso anno sono
ancora la Cina e la Turchia i paesi dai
quali provengono gran parte
delle irregolarità, 344 e 278 rispettivamente. Si registra comunque una
diminuzione delle notifiche.
Notizie di frodi che da una parte fanno passare l’appetito,
ma dall’altra rappresentano il risultato di oltre 700mila controlli da parte delle Forze
dell’Ordine solo nel 2009. Ogni giorno gli istituti preposti
restituiscono all’agroalimentare la sua credibilità passando al setaccio
produttori, allevatori, trasformatori, supermercati, negozi e ristoranti. Ma
anche mercati rionali, pescherie, stabilimenti balneari, bar, agriturismi.
Controlli che hanno evitato che arrivassero sulle nostre tavole 41 mila
tonnellate di prodotti contraffatti o avariati, per un valore di oltre
145 milioni di euro a seguito della scoperta di oltre 86 mila infrazioni (tra
penali e amministrative). Le infrazioni più ricorrenti contestate sono state la
frode in commercio (19%), detenzione/somministrazione di alimenti in cattivo
stato di conservazione (29%), carenze igienico strutturali (51%), irregolarità
nell’etichettatura degli alimenti (6%).
Il rapporto anche quest’anno segnala alcune buone pratiche
dell’agroalimentare italiano consegnando il Premio
Italia a Tavola 2010. In particolare, il riconoscimento è andato a due
esempi di mense in ambito sanitario, individuate grazie alla collaborazione di Aiab (Associazione italiana per
l’agricoltura biologica), alla community “Il
Circolo del Cibo” di Ctm Altromercato e al progetto “Prevenzione salute al ristorante”, segnalato dalla Fipe (Federazione italiana pubblici
esercizi).
“Il Rapporto Italia a tavola 2010 conferma anzitutto che il business dell’agroalimentare è sempre più
appetibile per la criminalità organizzata e l’industria della contraffazione, a causa del valore crescente in termini
economici del Made in Italy - ha affermato Antonio Longo, Presidente Movimento Difesa
del Cittadino – Il nostro
cibo di qualità deve peraltro fronteggiare non solo l’attacco illegale dei
contraffattori, ma anche difendersi da chi a livello europeo vorrebbe
depotenziare e sfumare sempre più le denominazioni di origine col pretesto
della libera circolazione. Per fortuna il Rapporto ci conferma anche positivamente che il
sistema dei controlli funziona e lavora bene, nonostante il
taglio di fondi e di uomini e nonostante l’incredibile cancellazione dell’Agenzia nazionale per la sicurezza
alimentare, di cui chiediamo con forza la creazione”.
“I dati sulla difesa
della sicurezza alimentare - ha commentato Francesco Ferrante della
segreteria nazionale di Legambiente - dimostrano
come questa battaglia per la legalità sia necessaria per tutelare la salute dei
cittadini, ma anche per proteggere dalla lunga mano dei truffatori e della
criminalità organizzata un comparto importante come l’agroalimentare. Non è un
caso che a crescere siano proprio le falsificazioni dei prodotti tipici
certificati e di quel Made in Italy, famoso in tutto il mondo, che alimenta
buona parte delle nostre esportazioni. Con particolare attenzione vanno quindi
difese dalle frodi le nostre piccole e medie aziende, che rappresentano il
target più sensibile alle mire dei gruppi organizzati che speculano sul settore
con profitti di milioni di euro”.
Fonte: Legambiente
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