Arsenico: l'eccessiva esposizione ad arsenico può portare a effetti
sulla salute per l'apparato digerente, sistema nervoso centrale, cuore e reni e
alcuni dei suoi composti possono comportare danni genetici e causare il cancro.
L'arsenico è inoltre estremamente tossico per gli organismi acquatici. La
tossicità e i rischi per la salute dipendono tuttavia dalla forma e dalla
biodisponibilità dei diversi composti dell’arsenico.
Cianuri: vengono rilasciati nelle acque da vari processi
industriali. L’industria chimica e di finitura del metallo, nonché la
produzione di ferro e acciaio sono le principali responsabili di rilascio di cianuro.
Tutti i cianuri inibiscono gli enzimi che legano l’ossigeno e di conseguenza il
cervello e il sistema cardiovascolare sono i principali organi colpiti da
avvelenamento da cianuro a causa della loro elevata richiesta di ossigeno. I cianuri
non sono generalmente molto persistenti quando vengono rilasciati nell’acqua e nel
suolo, anche se non persistono nel terreno ma tendono a penetrare nelle acque
sotterranee. Sono comunque molto tossici per i pesci e le altre forme di vita
acquatica. Tutti i cianuri infatti agiscono come veleni respiratori per gli
organismi aerobici.
Cromo: una prolungata esposizione al cromo può comportare effetti
sulla salute e causare il cancro. Alcuni composti del cromo sono tossici anche
per la vita acquatica; la tossicità e l’accumulo nei sistemi biologici dipende
dalla natura e dalla biodisponibilità dei composti.
Fenoli: sono sia presenti in natura, sia prodotti dall’uomo e rappresentano
un’eterogenea famiglia di composti. L'eccessiva
esposizione alle sostanze chimiche di questo gruppo possono causare una varietà
di effetti sulla salute a seconda della sostanza chimica in questione, tra i
quali effetti danni a cervello, apparato digerente, occhi, cuore, rene, fegato,
polmoni, nervi periferici, pelle e soprattutto il feto. I fenoli possono anche
essere sostanze mutagene. Sono moderatamente tossici per gli animali acquatici
tra i quali i pesci sembrano in generale essere le specie più sensibili.
Idrocarburi policiclici aromatici (IPA): come già sottolineato per
gli inquinanti atmosferici, alcuni IPA sono noti causare
cancro, difetti congeniti e mutazioni in seguito a prolungata esposizione di
tessuti umani e animali. La capacità di alcuni IPA di percorrere lunghe
distanze in atmosfera e la loro scoperta in località ben lontane dalla fonte di
emissione ha portato alla classificazione degli IPA come inquinanti organici
persistenti, i cosiddetti POP. Gli IPA sono elencati tra le principali sostanze
pericolose nella Direttiva Quadro sulle Acque.
Mercurio: può essere assimilato per inalazione dei suoi vapori. Il
mercurio, genotossico, è un metallo estremamente dannoso per il sistema nervoso
centrale e periferico. È una sostanza neurotossica, che agisce anche su cuore,
reni e sistema immunitario, sia nel caso di avvelenamenti acuti che cronici.
Bassi livelli di contaminazione da mercurio nei laghi può portare, a causo del
bioaccumulo nella catena alimentare, a concentrazioni elevate in insetti, pesci
e uccelli. Il mercurio e i suoi composti sono elencati tra
le principali sostanze pericolose nella Direttiva Quadro sulle Acque.
Nichel: l'eccessiva esposizione può provocare
effetti sulla salute a livello del sangue, polmoni, naso, rene, sistema
riproduttivo, pelle e del feto. Il nichel è tossico anche
per la vita acquatica. Tuttavia, i rischi dipendono dalla
forma e la biodisponibilità di nichel. Anche il nichel e
suoi composti sono elencati tra le principali sostanze pericolose nella
Direttiva Quadro sulle Acque.
Le relazioni
di valutazione dei rischi sono attualmente in discussione da un comitato
tecnico di esperti, composto da rappresentanti degli Stati membri, dell'industria
e delle ONG.
Piombo: Il piombo figura al 2° posto nella lista delle sostanze
pericolose indicate dall' ATSDR (Agency for Toxic Substances and Disease
Registry). Assorbito essenzialmente attraverso la respirazione e la nutrizione,
il piombo non viene metabolizzato, ma per larga parte escreto, mentre il resto
(circa 20%) si distribuisce nei tessuti e in particolare: nel sangue, ove
circola quasi esclusivamente negli eritrociti; nei tessuti minerali (ossa e
denti), dove si accumula; nei tessuti molli (reni, midollo osseo, fegato e
cervello).
La presenza di piombo nel sangue,
all'interno dei globuli rossi e in massima parte legato all'emoglobina, provoca
anemia. Attraverso il sangue, il piombo poi si distribuisce in tutti gli altri
tessuti. Per la sua capacità di 'imitare' il calcio il piombo si accumula nelle
ossa e vi costituisce una componente stabile. Il piombo è in grado di
danneggiare praticamente tutti i tessuti, in particolare i reni e il sistema
immunitario. La manifestazione più subdola e pericolosa dell'avvelenamento da
piombo è quella a carico del sistema nervoso. Negli adulti il danno da piombo
si manifesta soprattutto con neuropatia periferica, che si ritiene dovuta a un
processo di demielinizzazione delle fibre nervose. La neuropatia da piombo
colpisce soprattutto nello sviluppo, con turbe comportamentali e danni
cognitivi. Studi epidemiologici hanno mostrato una forte correlazione fra il
livello di piombo nel sangue e nelle ossa e scarse prestazioni in prove
attitudinali (test QI o psicometrici). Il processo di apprendimento avviene
attraverso la formazione e il rimodellamento delle sinapsi e l'effetto tossico
del piombo su questo processo suggerisce che questo metallo danneggi
specificamente la funzione sinaptica.
Il piombo è inoltre molto tossico
anche per gli organismi acquatici.
Rame: l’esposizione al rame e suoi composti può
provocare danni a livello dell’apparato digerente, occhi, reni, fegato, polmone
e naso. Il rame è tossico per la vita acquatica e per
alcuni microrganismi del suolo ed è potenzialmente in grado di distruggere i cicli
naturali di taluni nutrienti.
Zinco: sebbene sia un elemento normalmente presente in natura, l'esposizione prolungata ai composti di zinco può avere effetti
deleteri a livello dell’apparato circolatorio, apparato digerente, occhi, reni,
polmone, pancreas, sistema riproduttivo, pelle e può alterare il normale
sviluppo del feto. Nelle zone in cui sono presenti grandi
quantità di zinco, questo può entrare nella rete idrica in concentrazioni
tossiche per i pesci e, potenzialmente, anche per gli esseri umani. Lo zinco può accumularsi negli organismi acquatici e può quindi essere
tossico sia per essi, sia per le specie di cui sono prede.
Azoto: per “azoto” non si intende una sola sostanza chimica, ma una
vasta gamma di composti, i cui effetti dipendono dalla natura delle sostanze
stesse. Il rilascio di composti di azoto dà luogo a
preoccupazione per due diversi motivi: in primo luogo, essendo nutrienti per le
piante, provocano l'eutrofizzazione
delle acque, e, in secondo luogo contribuiscono all’acidificazione di laghi e
fiumi, mettendo a repentaglio la vita negli ecosistemi più sensibili.
Cadmio: l’esposizione al cadmio e ai suoi
composti può provocare il cancro e rappresenta una seria preoccupazione per la
salute umana, in particolare per i suoi effetti su reni e ossa. Il cadmio è inoltre tossico per una vasta gamma di microrganismi e per
la vita acquatica in genere, in quanto interferisce su crescita e riproduzione.
Il cadmio è inoltre facilmente accumulato da molti
organismi, in particolare da micro-organismi e molluschi.
Carbonio organico totale (TOC): tutti i composti organici contenti
carbonio possono essere raggruppati in questa categoria. Questi composti
possono essere frammentati dai microrganismi, processo che richiede consumo di
ossigeno. E proprio qui risiede la pericolosità di questo gruppo e non per la
tossicità per la saluta umana, verso la quale sembrano essere del tutto inerti.
Alte concentrazioni di TOC nelle acque, infatti, rendono l’ambiente inospitale
per pesci e altre forme di vita, a causa della carenza di ossigeno. Difficilmente
possono creare un problema a livello globale, ma senz’altro a livello locale,
con le acque costiere che, per gli scarichi dell’uomo, diventano anaerobie e
quindi prive di vita, come si può riscontrare in alcune aree del Mar Baltico, Mar Nero, Mar Adriatico e le acque costiere intorno
alla Thailandia.
Fosforo: il rilascio di grandi quantità di
fosfati nell'ambiente acquatico può avere rilevanti effetti negativi. Le alghe infatti assorbono rapidamente i fosfati inorganici, nutriente
primario per la vita vegetale cosicché possono crescere rapidamente. Quando queste muoiono vengono però decomposte dai batteri aerobi, con
conseguente consumo di ossigeno e impoverimento delle acque, contribuendo così
all’eutrofizzazione. La riduzione dei livelli di ossigeno
può seriamente minacciare gli organismi acquatici. L'acqua
può anche diventare putrida a causa della grande quantità di materia organica
in decomposizione. Un grande problema dell'inquinamento da
fosfati è che esso persiste per lungo tempo all'interno degli ambienti
acquatici. I fosfati infatti sono semplicemente liberati
nuovamente nell'ambiente quando le piante muoiono, per essere poi riutilizzati
da altre piante.
A questo punto resta solo un interrogativo: perchè nessuno interviene, rendendosi complice di questo sopruso per la salute dei cittadini e di questa catastrofe ambientale???
ps: per poter scaricare la tabella gratuitamente è necessario (ahimé) attendere circa 60 secondi. Altrimenti, chi fosse interessato, può contattarmi via e-mail.
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