30 luglio 2010

Pdl, il Partito della Legalità

Nel giorno della grande epurazione dei finiani dal Pdl, la Presidenza del Consiglio fa sapere, attraverso il comunicato ufficiale, le ragioni dell'espulsione. Dopo le dichiarazioni del 28 luglio, forse dettate dalla stanchezza e dal caldo torrido, in cui Berlusconi parla della "legalità come la sua stella polare", contrattaccando alle affermazioni di Gianfranco Fini "nessun incarico nel partito agli indagati" (con chiari riferimenti a Verdini e Cosentino), nel comunicato si fa nuovamente riferimento al  tema della legalità:
"...Persino il tema della legalità per il quale è innegabile il successo del Governo e della maggioranza in termini di contrasto alla criminalità di ogni tipo e di riduzione dell’immigrazione clandestina, è stato impropriamente utilizzato per alimentare polemiche interne. Il PdL proseguirà con decisione nell’opera di difesa della legalità, a tutti i livelli, ma non possiamo accettare giudizi sommari fondati su anticipazioni mediatiche."
Il Fatto Quotidiano aveva sapientemente pubblicato quella che è la "carta d'identità" di questo partito che fa della legalità, a loro detta, una delle colonne portanti. Eppure leggendo questo elenco degli onorevoli pidiellini, viene da pensare facilmente l'esatto contrario. Sono almeno 35 gli indagati o condannati che siedono in Parlamento nelle file del partito del premier, una questione morale che si è allargata con le ultime vicende relative agli appalti sulle grandi opere e con l’inchiesta sulla P3, che coinvolge moltissimi big: da Verdini a Cosentino, da Dell’Ultri al sottosegretario Caliendo. È da sottolineare che per tre onorevoli è stata negata dalla casta parlamentare l'autorizzazione ad utilizzare le intercettazioni telefoniche, mentre altri quattro sono stati "protetti" dall'arresto, richiesto dal Pm.
Abrignani Ignazio (deputato): è stato indagato a Milano per dissipazione post fallimentare nelle indagini sulla bancarotta Cit, agenzia di viaggi dello Stato.
Berlusconi Silvio (premier): 2 amnistie (falsa testimonianza P2, falso in bilancio Macherio); 2 assoluzioni per depenalizzazione del reato (falso in bilancio All Iberian, Sme-Ariosto); 8 archiviazioni (6 per mafia e riciclaggio, 2 per concorso in strage); 6 prescrizioni; 3 processi in corso (frode fiscale Mediaset, corruzione in atti giudiziari Mills, frode fiscale e appropriazione indebita Mediatrade), tutti sospesi in attesa che la Consulta si pronunci sulla legge sul legittimo impedimento.
Berruti Massimo (deputato): condannato a 8 mesi per favoreggiamento per aver depistato nel 1994 le indagini sulle tangenti Fininvest.
Brancher Aldo (deputato): condannato in secondo grado per falso in bilancio e finanziamento illecito, reato prescritto (il primo) e depenalizzato (il secondo). È imputato anche per la scalata Bnl, per la quale i suoi legali hanno chiesto il legittimo impedimento nel breve periodo in cui è stato ministro per il Federalismo. È stato quindi condannato a 2 anni di reclusione e 4mila euro di multa.
Caliendo Giacomo (senatore e sottosegretario): indagato nell’inchiesta sulla nuova P3.
Camber Giulio (senatore): condannato a 8 mesi per millantato credito nell’ambito della Kreditna Banka. Era accusato di aver preso 100 milioni di lire.
Cantoni Giampiero (senatore): ha patteggiato 2 anni per corruzione e poi per concorso in bancarotta fraudolenta.
Ciarrapico Giuseppe (senatore): 5 condanne definitive fin dagli anni ‘70 per falso e truffa.
Comincioli Romano (senatore): imputato per false fatture e bilanci truccati di Publitalia, poi prescritto. Nel 2008 la giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato respinge la richiesta di usare le intercettazioni delle sue telefonate con Stefano Ricucci per la scalata al Corriere della Sera.
Cosentino Nicola (deputato ed ex sottosegretario): accusato di legami con il clan dei Casalesi, il Parlamento ha negato la richiesta d’arresto. Indagato anche nell’inchiesta sulla P3.
De Angelis Marcello (deputato): condannato a 5 anni per banda armata e associazione sovversiva come dirigente del gruppo neofascista Terza Posizione.
De Gregorio Sergio (senatore): è stato indagato a Napoli per riciclaggio e favoreggiamento della camorra e corruzione.
Dell’Utri Marcello (senatore): sette anni in appello per concorso in associazione mafiosa per le contestazioni precedenti il 1992. È indagato a Roma nell’inchiesta sulla P3. È accusato di calunnia per aver ordito un piano per screditare alcuni pentiti palermitani che l’avevano accusato nel processo per associazione mafiosa. Deve anche riaffrontare il processo per tentata estorsione ai danni dell’imprenditore siciliano Vincenzo Garaffa.
De Luca Francesco (deputato): è stato indagato per tentata corruzione in atti giudiziari: il clan camorristico dei Guida si sarebbe rivolto a lui per un processo in Cassazione.
Farina Renato (deputato): ha patteggiato 6 mesi (pena commutata in una multa di 6.480 euro) per favoreggiamento nel processo per il sequestro di Abu Omar.
Fasano Vincenzo (senatore): condannato a 2 anni per concussione nel 2007, pena indultata.
Firrarello Giuseppe (senatore): arrestato e condannato in primo grado a Catania a 2 anni e 6 mesi per turbativa d’asta per le tangenti sulla costruzione dell’ospedale Garibaldi. Poi prescritto.
Fitto Raffaele (deputato e ministro): rinviato a giudizio per sei reati, prosciolto per altri cinque. Ancora aperti 2 casi di corruzione, un illecito nei finanziamenti ai partiti, 1 peculato da 190 mila euro e 2 abusi d’ufficio.
Grillo Luigi (senatore): L’assemblea del Senato ha negato l’uso delle intercettazioni nell’ambito della Banca popolare di Lodi. Prescritto a Genova per truffa per la Tav.
Landolfi Mario (deputato): è stato indagato per corruzione e truffa. Nella stessa inchiesta 5 pentiti chiamano in causa Nicola Cosentino.
Matteoli Altero (senatore e ministro): rinviato a giudizio per favoreggiamento riguardo un abuso edilizio all’isola d’Elba. La giunta della Camera ha negato l’autorizzazione a suo carico.
Messina Alfredo (senatore): è stato indagato per favoreggiamento nella bancarotta di HDC.
Nania Domenico (senatore): condannato nel 1980 a 7 mesi per lesioni quando militava nei gruppi di estrema destra. Condannato in primo grado per abusi edilizi. Poi prescritto.
Nespoli Vincenzo (senatore): accusato di bancarotta fraudolenta e riciclaggio. L’aula del Senato ha negato l’arresto.
Nessa Pasquale (senatore): accusato di concussione, il pm aveva chiesto l’autorizzazione all’arresto.
Paravia Antonio (senatore): arrestato per corruzione nel 1995, prescritto nel 2004.
Proietti Cosimi Francesco (deputato): è stato indagato a Potenza con Vittorio Emanuele per la truffa ai Monopoli. Roma ha archiviato. È stato indagato anche nella Capitale per il filone legato agli ambulatorie alla ex signora Fini Daniela Di Sotto.
Russo Paolo (deputato): archiviato per l’ipotesi di reato di concorso esterno in associazione mafiosa quando era Presidente della Commissione parlamentare rifiuti. È stato indagato anche per violazione della legge elettorale.
Scajola Claudio (deputato): la Guardia di Finanza trova traccia di assegni circolari per circa 900.000 euro, tratti da un conto corrente bancario intestato ad un professionista vicino al gruppo Anemone (coinvolto in un'inchiesta secondo la quale il gruppo avrebbe ricevuto appalti pubblici dalla Protezione civile quali frutti di corruzione). Interpellate in proposito, le beneficiarie degli assegni hanno affermato di averli ricevuti per la vendita a Scajola di un appartamento a Roma davanti al Colosseo. Scajola ha negato queste circostanze ribadendo in più occasioni di aver pagato l’immobile con i 600.000 euro attestati nell'atto notarile e di tasca propria, per i quali ha contratto regolare mutuo.Sotto la pressione di questa vicenda il 4 maggio Scajola si è dimesso da Ministro, dichiarando: "Non posso avere il sospetto di abitare una casa non pagata da me".
Scapagnini Umberto (deputato): è stato indagato per abuso di ufficio aggravato per i parcheggi sotterranei a Catania.
Sciascia Salvatore (senatore): condannato a 2 anni e 6 mesi per aver corrotto, quando era capo dei servizi fiscali gruppo Berlusconi, alcuni ufficiali della Gdf.
Simeoni Giorgio (deputato): è stato indagato per associazione a delinquere e corruzione per le tangenti sanità nel Lazio.
Speciale Roberto (deputato): condannato in appello a 18 mesi per peculato da parte della Procura militare perché da comandante della Gdf ha utilizzato per scopi personali aerei della Fiamme Gialle.
Tomassini Antonio (senatore): medico, condannato a 3 anni per falso: durante un parto una bambina nacque cerebrolesa ma lui contraffece il partogramma.
Valentino Giuseppe (senatore): è stato indagato per favoreggiamento, si sospetta che abbia rivelato a Ricucci che era intercettato quando era sottosegretario alla giustizia. Il Senato ha negato l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni.
Verdini Denis (deputato e coordinatore): indagato per l’inchiesta sulle Grandi opere, ora anche per la P3.

Che dire? A me viene in mente solo una cosa: MENO MALE CHE SILVIO C'È!!

Ma la lista, in realtà, è molto più lunga di quanto si possa immaginare, anche gli altri partiti danno il loro contributo sostanzioso. Il Parlamento Italiano, infatti, stando agli ultimi dati, è frequantato da ben 82 onorevoli che risultano essere indagati, sotto processo a vario titolo o anche condannati, ai quali vanno aggiunti anche un buon numero di prescritti (e non assolti!). Insomma, circa il 10% dell’intero Parlamento ha o ha avuto problemi con la giustizia. Inutile dire che la percentuale è altissima, in piena concorrenza con Scampia, una delle zone a più alto tasse delinquenziale d'Europa.
È allora forse il caso di ricordare ogni tanto almeno che sono i parlamentari pregiudicati, ovvero condannati in via definitiva. Chiedo umilmente scusa ai “semplici indagati”, ma la trattazione diverrebbe davvero troppo lunga e a coloro i quali dimenticherò di citare. Per una giusta meritocrazia, ecco l'elenco di chi è arrivato fino in fondo, di coloro che sono arrivati al traguardo della condanna, oltre ai sopracitati del PdL:
Umberto Bossi (Camera dei deputati, LNP): condannato in via definitiva a 8 mesi di reclusione per 200 milioni di finanziamento illecito dalla maxitangente Enimont.
Enzo Carra (Camera dei deputati, PD): una condanna in via definitiva per false dichiarazioni al pubblico ministero. Per i giudici, Carra è un falso testimone che, con il suo «comportamento omertoso» e la sua «grave condotta antigiuridica», ha tentato di «assicurare l’impunità a colpevoli di corruzione, falso in bilancio e finanziamento illecito» nel caso Enimont. Parola del Tribunale e della Corte d’Appello di Milano, nonché della Cassazione, che l’hanno condannato prima a 2 anni e poi a 1 anno e 4 mesi (grazie allo sconto del rito abbreviato) di carcere.
Giuseppe Carmelo Drago (Camera dei deputati, UDC): condannato definitivamente, nel maggio del 2009, a 3 anni di reclusione per essersi appropriato, quando era presidente della Regione Siciliana, dei fondi riservati della Presidenza senza fare rendiconti; a causa della pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici non può più ricoprire la carica di deputato ma la giunta delle elezioni della Camera deve ancora esaminare il caso.
Giorgio La Malfa (Camera dei deputati, PRI): condannato definitivamente a 6 mesi per il finanziamento illecito della maxitangente Enimont.
Roberto Maroni (Camera dei deputati, LNP): condannato definitivamente a 4 mesi e 20 giorni per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale durante la perquisizione della polizia nella sede di via Bellerio a Milano.
Giuseppe Naro (Camera dei deputati, UDC): condannato in primo grado a 3 anni e in Cassazione a 6 mesi definitivi di reclusione per abuso d’ufficio nel processo per l’acquisto con denaro pubblico di 462 ingrandimenti fotografici, alla modica cifra di 357 milioni di lire.
Antonino Papania (Senato della Repubblica, PD): il 24 gennaio 2002 ha patteggiato davanti al gip di Palermo una pena di 2 mesi e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio.
Oltre a questi onorevoli, mi sembra giusto citare coloro che meglio ci rappresentano al Parlamento Europeo: 
Mario Borghezio (LNP): L'11 luglio 1976 viene fermato dalle autorità a Ponte San Luigi, valico di confine nei pressi di Ventimiglia, e trovato in possesso di una cartolina firmata "Ordine Nuovo" ed indirizzata "al bastardo Luciano Violante" (magistrato allora impegnato in inchieste contro l'eversione di matrice neofascista). Il testo del messaggio, accompagnato da alcune svastiche e da un "Viva Hitler", era il seguente: "1, 10, 100, 1000 Occorsio". Vittorio Occorsio, anch'egli giudice protagonista della lotta contro il terrorismo nero, era stato ucciso appena due giorni prima in un agguato. Nel 1993 è stato condannato a pagare una multa di 750.000 lire per violenza privata su un minore in relazione ad un episodio risalente al 1991, quando aveva trattenuto per un braccio un venditore ambulante marocchino, illegalmente in Italia, di 12 anni per consegnarlo ai carabinieri. Il 1º luglio 2000 Borghezio viene ritenuto responsabile insieme ad altri sette leghisti dell'incendio scoppiato presso i pagliericci di alcuni immigrati che dormivano sotto il ponte Principessa Clotilde a Torino. Per questo gesto verrà rinviato a giudizio e condannato in via definitiva dalla Cassazione nel luglio 2005 a due mesi e venti giorni di reclusione, commutati poi in una multa di 3.040 euro per concorso nel reato di danneggiamento seguito da incendio.
Aldo Patriciello (UDC): condannato definitivamente in Cassazione a quattro mesi per un finanziamento illecito: all'inizio degli anni '90 diede 16 milioni di lire a un politico amico. Indagato inoltre nell'inchiesta "Piedi di argilla" per frode in pubbliche forniture, truffa e falso ideologico nonchè condannato nel giugno 2010 è a 1 anno e 6 mesi di reclusione dal Tribunale di Campobasso per malversazioni di fondi pubblici e reati urbanistici. Chiese l'immunità parlamentare ma fu (incredibilmente) negata dalla Camera.

Insomma, i nomi sono tanti e la lista è lunga e destinata ad allungarsi ulteriormente. Quando cominceremo a fare pulizia?

Leggi anche: PdL, il Partito del Ladrocinio

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma come si può commentare,ma che si dimetta e smetta di prendere in giro il prossimo.
Sopratutto le persone che lo hanno votato convinti di avere un premier

Anonimo ha detto...

Il Fatto Quotidiano ha voluto mostrare l'elenco proprio perché il PDL non è il partito della legalità. Non è che sei un po' confuso? Purtroppo loro controllando l'informazione principale, TV hanno il potere di plasmare le menti e la gente non lo sa e continua a votarli.

Davide

Ruby ha detto...

Il titolo "il Partito della Legalità", che ricalca la legalità da loro tanto declamata, è chiaramento ironico, in antitesi con quelle che sono le persone che lo popolano. Come avrai letto nell'articolo il riferimento a questo è chiaro: "Il Fatto Quotidiano aveva sapientemente pubblicato quella che è la "carta d'identità" di questo partito che fa della legalità, a loro detta, una delle colonne portanti. Eppure leggendo questo elenco degli onorevoli pidiellini, viene da pensare facilmente l'esatto contrario."

Anonimo ha detto...

SON TUTTI CIARLATANI, CIALTRONI, E LADRONI.
LI VANNO A VOTARE: I FURBASTRI,I RUFFIANI, E I COGLIONI.

Anonimo ha detto...

LA LEGGE ELETTORALE PORCADA.
FATTA DAI MAIALI.
VOTATA DAI SUINI.

Anonimo ha detto...

QUANDO PIETRO MICA MORI' PER DIFFENDERE IL SACRO SUOLO DELLA PATRIA
DIVENNE EROE NAZIONALE.
ORA SONO TERRORISTI.
E GLI EROI SONO I MERCENARI INVASORI!

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