22 giugno 2010

Veleni nel piatto

Frutta e verdura sono davvero un toccasana per la nostra salute? Medici e nutrizionisti consigliano di mangiarne almeno 5 porzioni al giorno, ma se andiamo a leggere il rapporto di Legambiente "Pesticidi nel piatto 2010", le possibilità di inghiottire contemporaneamente qualche veleno non sono così rare. I pesticidi sono largamente utilizzati in agricoltura, per difendere le colture da parassiti, insetti, funghi ed erbe infestanti. Tuttavia, il fatto che consentano di preservare la naturale crescita delle colture non ci autorizza a farne un uso spropositato. L'esposizione diretta o indiretta delle persone e dell'ambiente a tali sostanze, infatti, può avere effetti negativi, quali disturbi cronici e a lungo termine, particolarmente preoccupanti nei bambini, nelle persone anziane e nei lavoratori esposti spesso a tali sostanze.
La normativa, almeno per il momento, non si esprime rispetto al cosiddetto multi-residuo, ovvero campioni che presentano contemporaneamente più e diversi residui di pesticidi, e la definizione stessa dei limiti di massimo residuo (LMR) si basa solo sui singoli residui. La carenza legislativa è evidente se si considera che rispetto allo scorso anno, le analisi hanno evidenziato una maggiore presenza di campioni multi-residuo (+3%). Per la prima volta rispetto a quanto visto in passato, è la verdura a presentare le maggiori irregolarità, ma è sempre la frutta a presentare la più alta percentuale di campioni multi-residuo (26,4%): pericolosamente alte le percentuali per pere (45%), uva (43.8%) e fragole (40.9%). Vino e pane sono invece i prodotti alimentari derivati che presentano le principali irregolarità: rispettivamente dell’1.9% e dell’8.8%, mentre miele e vino presentano il maggior numero di residui. Un dato inquietante è la presenza di residui di pesticidi vietati per legge da ormai diversi anni, come in Friuli Venezia Giulia, dove in un campione di insalata è risultato contaminato da tracce di DDT, mentre tre campioni di vino sono contaminate da Procimidone, anch'esso altamente pericoloso. Inoltre, quest'anno per la prima volta sono stati analizzati campioni di origine animale (carni, latticini e uova), con percentuali di contaminazione tra lo 0.7 e il 18.8%, soprattutto per diossine e PCB; particolare preoccupazione si può esprimere per il latte, che registra percentuali medie di contaminazione intorno al 10%, nel quale questi composti diossina-simili, altamente lipofili, si accumulano facilmente, e possono facilmente arrivare ai bambini, anche attraverso il latte materno.
Uno studio recente pubblicato sull’American Journal of Epidemiology ha dimostrato una stretta correlazione tra lo sviluppo del morbo di Parkinson e l’esposizione prolungata a pesticidi. Questo studio epidemiologico è stato condotto nella Central Valley della California dove si è fatto largo uso di pesticidi come il Paraquat e fungicidi come il Maneb; nei residenti i ricercatori hanno riscontrato che anni di esposizione alla combinazione di questi due pesticidi hanno aumentato il rischio di Parkinson del 75%, con un'insorgenza in età troppo precoce rispetto al normale decorso della malattia. In particolare si è notato che gli individui più sensibili risultano essere i più giovani o coloro che sono stati esposti ai pesticidi fin da piccoli. 
L'uso massiccio di fitofarmaci può avere inoltre conseguenze pericolose sull'ambiente e gli ecosistemi, poichè queste sostanza chimiche possono essere altamente tossiche anche per organi non bersaglio, come gli insetti impollinatori. Secondo l’ultimo rapporto "Segnali ambientali 2010" dell'Agenzia europea dell'Ambiente, nel corso degli ultimi vent'anni, le farfalle in Europa sono diminuite del 60%, mentre diverse specie di api selvatiche si sono già estinte e, nel resto del mondo, si sono decimate. In Italia, diverse evidenze scientifiche hanno dimostrato la relazione diretta fra lo spopolamento di interi apiari in vasti areali (principalmente la pianura Padana) in concomitanza con la semina del mais a primavera, portando di fatto il Ministero della Salute, il 17 settembre 2008, a decidere per la sospensione cautelativa dell’autorizzazione all’impiego di prodotti fitosanitari contenenti le sostanze neurotossiche utilizzate per la concia delle sementi. Con la sospensione dei concianti neurotossici del mais infatti sono arrivati dei risultati incoraggianti: le api sono ricomparse sia nella primavera 2009 e sia in quella 2010, senza alcun fenomeno di spopolamento primaverile degli alveari, ma soprattutto è stato possibile garantire la sopravvivenza delle api e pertanto l’indispensabile funzione d’impollinazione non solo delle colture ma di tutte le piante fecondate dagli insetti. Un aspetto affatto irrilevante nell’importante obiettivo di difesa e valorizzazione della biodiversità. Famosa è la frase di Albert Einstein, o di chiunque l'abbia davvero detta "Se un giorno le api dovessero scomparire, all'uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita".

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2 commenti:

Ivan ha detto...

Ciò che preoccupa è l'indifferenza generale verso queste problematiche, che anzi vengono spesso considerate come antiprogressiste e avverse alla modernità.
Non ultimo il caso delle mozzarelle blu. I media rassicuravano sulla non tossicità dell'agente "esterno" prima ancora che si conoscesse quale fosse il responsabile dello strano fenomeno.
Del resto io ho il sospetto che alla prevenzione delle malattie si preferisca di gran lunga la loro cura (o presunta tale).
Chi oggi ha ancora memoria poi della tragedia di Bhopal?

Lorenzo ha detto...

Non è più possibile continuare a dipendere totalmente dal mondo esterno per quanto riguarda la produzione di beni di prima necessità, per andare avanti bisogna tornare indietro. E' gia da qualche mese che in famiglia abbiamo deciso di produrre la verdura in casa. Siamo fortunati ad avere un piccolo giardino in cui sono già da anni piantati alberi d'arance, mandarini, pompelmi e limoni. Ora, spinti da quanto io racconto continuamente (più o meno ciò che è scritto in quest'articolo), i miei genitori hanno deciso di cominciare a coltivare anche pomodori e vari tipi di verdure, tra cui l'insalata. Il risultato è ovvio: siamo più tranquilli quando mangiamo e risparmiamo anche tanti soldi. L'ultimo passo da fare è quello di coltivare non più all'aperto ma in serra, considerando che le scie chimiche rilasciano sostanze che con le pioggie inevitabilmente vanno a depositarsi sui campi. Invito chiunque legga questo commento a fare, nei limiti del possibile, quello che noi abbiamo fatto, fatelo per i vostri figli, per il vostro futuro, perchè noi siamo ciò che mangiamo, e ciò che mangiamo oggi ha il potenziale di non farci essere più.

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