25 giugno 2010

Dialogo sulla natura

Il disastro nel Golfo del Messico è l'ultimo dei tanti segnali che il mondo ha urgentemente bisogno di una nuova politica energetica, che deve necessariamente correre accanto a una nuova politica alimentare. L'industrializzazione dell'agricoltura e la produzione spinta hanno imposto un modello con monocolture intensiva e agricoltura in ogni angolo del pianeta, con la conseguente mercificazione e svalorizzazione del cibo.
Secondo l'economista Jeremy Rifkin, presidente della "Foundation on Economic trends", che da decenni studia gli impatti dei cambiamenti scientifici e tecnologici sull'economia, la società e l'ambiente, la base primaria dell'economia del mondo è la fotosintesi. La razza umana è la specie più giovane della terra in quanto esistiamo da "soli" 175mila anni; l'uomo rappresenta solo lo 0.5% di tutta la biomassa del pianeta, ma sfruttiamo il 24% della fotosintesi globale. Siamo dei mostri che stanno divorando giorno dopo giorno questo pianeta. Se le previsioni di un aumento della popolazione mondiale fino a 10 miliardi nei prossimi 20-30 anni dovessero risultare corrette, arriveremmo a utilizzare il 50% della fotosintesi globale solo per il sostentameno di una sola specie, la nostra, a discapito di tutte le altre specie terrestri. Questo è assolutamente insostenibile.
L'avvento di internet nell'era modera, dove ognuno crea la propria informazione e la condivide, rappresenta una comunicazione distribuita che potrebbe porre la base per una nuova rivoluzione industriale. La gente, in aprticolare i giovani, hanno oggi una visione globale e orizzontale del mondo, ma soprattutto sta nascendo un maggior interesse e preoccupazione verso il proprio futuro. Questo sta portando a un rilancio delle energie rinnovabili, che vengono anche definite "energie distribuite" in quanto sono presenti in ogni metro quadrato del pianeta e ognuno di noi vi potrebbe accedere: il sole che splende su tutta la Terra ogni giorno, il vento che soffia quasi ovunque, il calore sotterraneo per la geotermia, i rifiuti agricoli e forestali che sono sempre utilizzabili per produrre energia, l'idroelettrico, il moto delle maree, la raccolta differenziata di rifiuti. Poi ci sono le energie d'élite, carbone, gas, petrolio e uranio, presenti soltanto in alcune zone del pianeta, il cui utilizzo richiede enormi investimenti e impegni di carattere geopolitico. Convergenza tra comunicazione e energia distribuita, questa è la terza rivoluzione industriale.
Il sistema produttivo moderno è invece un sistema malato, produciamo cibo per 12 miliardi di persone, ma siamo 7 miliardi, di cui un miliardo soffre per fame e malnutrizione. Le quantità di spreco sono incredibili: in Italia ogni giorno 4 mila tonnellate di cibo vengono buttate, negli Stati Uniti 22mila tonnellate; questo perchè il sistema moderno ha reso economicamente più vantaggioso la produzione in esubero. Ma la conseguenza è che non diamo più alcun valore al cibo, ma è semplicemente una merce. I consumatori occidentali mangiano in un modo estremamente elevato nella catena alimentare: la classica piramide alimentare, dove l'uomo è al vertice in quanto consumatore finale, è ormai una clessidra. 
Un terzo della terra coltivabile sul pianeta viene utilizzato per la coltivazione dei mangimi per gli animali d'allevamento. La FAO ha ammesso che l'agricoltura e soprattuto l'allevamento bovino sono la seconda causa del cambiamento climatico dopo le emissioni di gas serra, ma nonostante questo il consumo di carne è destinato a raddoppiare nei prossimi decenni. Significa che il 60-70% della terra coltivabile verrà utilizzata per produrre mangimi per gli animali, il che crea un altissimo spreco energetico. O cambiamo le nostre abitudini alimentari, o possiamo dire addio alla sostenibilità. E' necessario ricordare che la nostra dieta è onnivora, ma a prevalenza vegetale. Il benessere però ha incrementato il consumo di carne animale, che non a caso è corso parallelamente all'aumento nei paesi occidentali delle patologie cardiovascolari e neoplastiche. Dobbiamo quindi riequilibrare la nostra dieta, riportandola a una sana e fisiologicamente adatta al nostro modello alimentare; la dieta mediterranea è il simbolo per antonomasia, non dobbiamo quindi cercare troppo lontano, e ne avremmo da guadagnare anche in salute. Negli Stati Uniti, e ultimamente anche in Europa, è nata e sta crescendo una nuova generazione di consumatori che preferiscono il cibo organico, senza tossine, pesticidi, insomma senza chimica nel loro piatto, persone che hanno deciso di mangiare meglio e migliorare la propria salute.
Siamo stati in guerra contro la natura per troppo tempo. Siamo stati in guerra contro la nostra stessa natura e contro le forme di vita che ci circondano. E' arrivato il momento di comportarci come veri esseri umani.

Guarda l'intervista a Jeremy Rifkin

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1 commenti:

Anonimo ha detto...

complimenti per il blog, ottimo lavoro continua così!

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