17 ottobre 2010

Lo Stato bordello

USA, Foreign Policy. 14 settembre 2010.
Ahi serva Italia,
di dolore ostello,
nave sanza nocchiero in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!*
Citare Dante è, l’ammetto, l’ultima risorsa del furfante oppure dello scribacchino indolente se non altro. Ma questa citazione, presa dal Purgatorio, è fatta apposta per esser usata. Tradotta in maniera approssimativa recita “Ahi serva Italia, albergo di dolore, nave senza nocchiero nella tempesta, non più Signora, esemplare di intere nazioni, ma bordello”. E’ stato anche il titolo di un libro pubblicato da Paolo Sylos Labini, uscito postumo nel 2006; Sylos Labini è stato non solo uno degli economisti più prestigiosi d’Italia, ma anche un uomo dotato di assoluta integrità, che ha rifiutato apertamente e decisamente qualsiasi compromesso con il Potere (perfino con il potere con la p minuscola). Il suo ultimo lavoro descrive, analizza e critica l’Italia di cinque anni fa. “Come mai siamo caduti così in basso?” si è chiesto.
“Esorto i miei concittadini ad un’analisi critica implacabile della nostra coscienza civica, se vogliamo risalire dall’abisso.” Il suo appello era più o meno la difesa, da parte di un economista, dell’economia di mercato e delle sue regole, che difendono la comunità dal potere politico o economico senza freni. I grossi conflitti d’interesse del Premier e magnate italiano Silvio Berlusconi si sono fatti beffe di queste regole.
L’Italia di oggi è stata colpita da tempeste ancora più intestine, così come dalle ovvie conseguenze della crisi economica internazionale; sin da allora, le residenze del Presidente del Consiglio sono diventate dei bordelli – e non solo metaforicamente.
Soprattutto, la nave di stato è sul punto di restare senza guida. Di conseguenza non sono l’unico in Italia a citare Dante questi giorni. Si è verificata la mancanza di una guida sicura sin dalla fine di luglio, ma nelle ultime due settimane questa assenza è arrivata al parossismo. Per la maggior parte di agosto, Berlusconi ha minacciato di andare al voto con lo scopo di riportare all’ordine Gianfranco Fini, l’ex alleato ribelle che ha rotto con Berlusconi a luglio formando un partito proprio, e i suoi sostenitori. In seguito, poiché i sondaggi mostravano come l’unico vero vincitore di una tornata elettorale anticipata sarebbe stato Umberto Bossi e la Lega Nord – favorevole all’autonomia del Nord d’Italia – e, ancor peggio, che forse non sarebbe stato in grado di ottenere la maggioranza al Senato, Berlusconi ha fatto marcia indietro.
In questi ultimi giorni, le sue dichiarazioni pubbliche fanno riferimento nuovamente a “altri tre anni per fare le grandi riforme”. Lo scopo immediato è quello di far approvare un documento in cui manifestare il proprio appoggio ad un piano di cinque punti che riguardano l’economia, il Sud, il federalismo fiscale, la giustizia e la sicurezza. Il punto più controverso è quello della “giustizia”, la quale per Berlusconi vuole dire autogarantirsi l’immunitià giudiziaria (“per essere in grado di governare”, sostiene). La riforma fiscale federale è fondamentale per la Lega Nord, ma altri nel centrodestra sono preoccupati per il fatto che le zone più povere del Paese potrebbero restare senza aiuti.
Berlusconi si vanta continuamente, affermando che la sua personale gestione degli affari esteri sia l’invidia d’Europa, ma la realtà è diversa ed è controproducente come buona parte delle scelte del governo in ambito nazionale. La scorsa settimana, ha approfittato della sua presenza presso il Global Policy Forum, organizzato dal Cremlino a Yaroslavl (Russia) per attaccare Fini (mai nominandolo), affermando che c’era qualcuno che voleva la sua “aziendina” personale in Italia; in seguito se l’è presa per l’ennesima volta con i “magistrati comunisti” che impedivano a lui e ai suoi di governare; e per finire, rincarando la dose dopo l’effusivo benvenuto dato due settimane fa al dittatore libico Muammar Gheddafi, s’è profuso in un notevole intervento affermando che gli ospitanti, cioè il Premier Vladimir Putin ed il Presidente Dmitry Medvedev erano “un dono del Signore” (peccato che l’Economist l’abbia anticipato pubblicando una vignetta in cui mostra la vera natura dell’amore per la democrazia e la stampa professato da Putin).
Più imbarazzante ancora è stata la notizia sull’incidente che ha visto una motovedetta donata dall’Italia alla guardia costiera libica sparare colpi di mitra contro un peschereccio italiano.
Nel frattempo, i guai a casa di Silvio Berlusconi si moltiplicano. L’editore di uno dei quotidiani di sua proprietà, Vittorio Feltri, ha criticato il Presidente del Consiglio su Il Giornale per essere poco deciso e per la sua mancaza di leadership. Ancor peggio, i sondaggi mostrano che il tasso di gradimento nei suoi confronti è al 37% (sceso del 4,9 % da giungo), quello del PdL è inferiore al 30% (sceso dal 33,2 % di giugno e dal 37,4 delle elezioni del 2008), secondo un sondaggio della Demos Poll dei primi di settembre.
Sapremo se mai la proposta di “altri tre anni” abbia qualche opportunità al momento della votazione sul piano di cinque punti nella Camera dei Deputati alla fine di questo mese. Nel frattempo, il Premier pare sia impegnato in una campagna acquisti, sperando di portare nei suoi ranghi qualche indipendente in grado di colmare il vuoto lasciato dai transfughi finiani – ha bisogno di 19 deputati per avere una maggioranza sicura.
Se c’è qualcuno che può riuscire in quest’impresa, questo è Berlusconi. Considerando le sue risorse finanziarie e mediatiche assieme ad altre forme di clientelismo, ci sono poche cose che lui non sia in grado di offrire. E’ un esperto nel convincere parlamentari a schierarsi dalla sua parte, come apparso nelle recenti rivelazioni sulla cosiddetta P3. (La P3 è una presunta loggia segreta cui membri erano in attività tre anni fa cercando di promuovere gli interessi pubblici e privati grazie all’uso di mezzi illeciti. Una delle accuse sostiene che, sul finire del 2007, durante un’altra campagna acquisti, la P3 iniziò a elargire favori e denaro con lo scopo di far cadere il governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi; in effetti la sua coalizione cadde prontamente a gennaio del 2008).
Ma le rivelazioni sulle sue mosse per dare una spallata a Prodi sono di per sé una prova dei cambiamenti subiti dalla politica italiana sin da allora. Diversamente da quanto avvenuto in situazioni simili, quando i politici incriminati non facevano quasi dichiarazioni, ora pare che la maggior parte degli incriminati canti come se si trovasse alla Scala – e ci suggerisce la metafora dei topi che scappano dalla nave che affonda.
E’ un peccato che Berlusconi sia così preoccupato per la propria sopravvivenza, perché il suo Paese è in guai seri. Il relativo declino dell’Italia è iniziato circa 20 anni fa, quando fu chiaro che l’economia non era in grado di affrontare le nuove sfide della globalizzazione, ma ogni anno le cifre della produttività scendono nei confronti dell’Europa, e ovviamente nei confronti della Cina e delle altre economie emergenti.
La scorsa settimana, l’OCSE – il centro di ricerca delle nazioni sviluppate – ha calcolato che il PIL del Paese sarebbe sceso del 0,3% nel terzo trimestre (facendo dell’Italia l’unico del Paese tra i G-7 con una crescita negativa) e che sarebbe cresciuto solo un misero 0,1% nel quarto trimestre. Il World Economic Forum ha riconosciuto che la ripresa vera non è iniziata e ha messo l’Italia in 48esima posizione nella classifica mondiale della competitività, immediatamente dopo la Lituania e sorpassando appena il Montenegro. La disoccupazione giovanile a maggio è cresciuta di 4,7 punti, superiore al tasso di maggio dell’anno scorso, raggiungendo il 29,2 %. Il ministro per lo sviluppo economico si è dimesso quattro mesi fa e non è ancora stato sostituito. E con l’inizio dell’anno scolastico, gli insegnanti sono sul piede di guerra contro i tagli e lo stesso vale per i poliziotti. Ci sono molti problemi veri, ma l’Italia è una nave senza nocchiero.
E’ diventata nuovamente schiava l’Italia, come si lamentava Dante 700 anni fa? E’ un bordello l’Italia oppure regina delle sue province? Un nuovo libro scritto da uno studioso della Princeton University afferma che l’Italia tende più ad essere un bordello. Ne La libertà dei servi, Maurizio Viroli scrive che l’Italia ha avuto successo “nell’esperimento politico di trasformarsi, senza violenza, da una repubblica democratica in una corte con al centro un signore feudale circondato da una una pletora di cortigiani, ammirati e invidiati da un grande numero di persone dallo spirito servile.”
Nel Rigoletto di Verdi, il protagonista insulta i cortigiani con la meravigliosa aria “Cortigiani, vil razza dannata!” ma oggi sono i cortigiani ad avere il potere. Perfino Fedele Confalonieri, probabilmente il miglior amico di Berlusconi e il suo compagno d’affari più vicino, l’ha descritto nel 2004 come “un despota illuminato…un buon Ceaucescu, ma decisamente anomalo nelle vesti di un politico democratico”. Sei anni dopo, con un sistema elettorale diverso che fa sì che tutti i parlamentari siano asserviti a lui e un partito nuovo e più grande, la citazione è perfino più adatta.
La scorsa settimana, una parlamentare di centro destra appartenente al gruppo di Fini ha accusato alcune delle sue colleghe in Parlamento di essersi prostituite per farsi eleggere. Ha immediatamente ritirato la dichiarazione (anche se un parlamentare del partito di Berlusconi ha affermato che non trovava la cosa affatto scandalosa), ma in ogni caso, Veronica Lario, la seconda moglie di Berlusconi e la fondazione Fare Futuro, avevano sollevato il caso ad aprile dell’anno scorso. Il vero punto della questione, tuttavia, non è che qualche donna sia entrata in Parlamento passando dall’alcova, bensì che sia uomini sia donne, sia giornalisti sia professionisti, abbiano ceduto le proprie menti e i propri princìpi piuttosto che i loro corpi.
Dante viene spesso citato in questo caso per buoni motivi.
* [N.d.T.: la citazione dal Canto VI del Purgatorio compare come didascalia della fotografia in testa all’articolo]

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