17 settembre 2010

H2Oil

Miglior titolo, per questo documentario di Shannon Walsh, non poteva esserci visto che proprio di questi due elementi si parla: l'acqua e il petrolio e di come il secondo stia pericolosamente divenendo più abbondante del primo. Siamo ad Alberta, regione del Canada conosciuta per le sue notevoli risorse idriche che nascono dalle incantevoli Montagne rocciose, dove è però in atto un catastrofico disastro ambientale. Da paesaggi verdeggianti e sterminate distese di acqua, si passa a bacini di bitume, utili soltanto ad arricchire gli Stati Uniti, unico acquirente nel mondo, tanto che neanche lo stesso Canada, secondo gli accordi tra i due stati, può usufruire di questa immensa risorsa. Dagli inizi del secolo è stato messo a punto infatti il sistema di estrazione del petrolio dalle sabbie bituminose attraverso un costosissimo e dispendioso processo in termini energetici ed ambientali, rispetto alla tradizionale estrazione del petrolio. Dopo la guerra in Iraq, la regione di Alberta è seconda solo all'Arabia Saudita, con una produzione di ben 175 miliardi di barili l'anno, con un bacino di estrazione grande circa come la Florida.
Ma se da una parte vi è un’immensa risorsa energetica ed economica, dall’altra sono in atto una serie di cambiamenti ecologici e problemi sanitari preoccupanti: i pesci si deformano, il paesaggio somiglia a quello lunare per le sabbie bituminose, ma, soprattutto, l'acqua sta diminuendo ed è sempre più inquinata. L'acqua infatti viene usata in quantità massicce per nel processo di estrazione del petrolio dal bitume, con conseguente diminuzione e inquinamento dei bacini idrici. Specifiche analisi indipendenti hanno riscontrato  nelle acque tracce di arsenico, cadmio, mercurio e di IPA, i pericolosissimi idrocarburi policiclici aromatici. L’acqua utilizzata nella lavorazione, essendo contaminata, viene raccolta in immensi bacini di acqua tossica dalle dimensioni del lago Ontario, persino “visibili dallo spazio”, come mostra la regista. Bacini che però vengono costruiti vicino ai fiumi e che immancabilmente perdono parte della loro acqua tossica, riversandola all’interno dei corsi d’acqua, circa 67 litri al secondo. Non a caso, nelle piccole comunità vicine, i casi di cancro, soprattutto di forme rare legate ad inquinamento ambientale, stanno aumentando vertiginosamente, con tassi di incidenza anche 100 volte superiori rispetto alla media; forme aggressive al colon, ai polmoni e casi rari di leucemie. Le autorità sostengono sia tutto “naturale”, che il cancro non dipende dal terreno inquinato, che l'arsenico è sotto il livello di attenzione e, quindi, non deve esserci nessun allarmismo come il medico O'Connor della comunità di Fort Chipewyan ha invece manifestato, finendo così nel mirino dell'Ordine dei medici con una denuncia per ingiustificato allarmismo e sospensione. A sostenerlo però ci sono gli abitanti della comunità stessa e il suo sindaco, Allan Addam, disposti a non tacere più né a scendere a trattative con le autorità, tanto da portare le loro ragioni a Ottawa, alla sede del governo. Il dipartimento ambientale continua a far finta di niente, a dire che va tutto bene, dispiaciuto che la comunità non lo capisca; un problema di comunicazione a detta dei suoi rappresentanti che, con ipocrisia, esaltano invece le risorse di cui il Canada è in possesso e che permette lo sviluppo economico, considerato il boom di Alberta.

Come sempre gli interessi materiali vengono prima di quelli umani; il petrolio prima dell'acqua e la morte prima della vita. Perché non pensare, invece, alla ricchezza della salute invece che a quella del portafogli? Azionisti e potenti non ne vogliono sapere, anche se il primo ad affrontare la questione ambientale sembra essere il presidente Obama, di cui il documentario offre un intervento che non lo mostra né così ferrato in materia, sulle tecniche di lavorazione, né così risoluto ad affrontare la questione. Un altro film di accusa, di triste verità. Molto parlato, sempre raccontato, ben girato, gli improvvisi primi piani sono emozionanti così come le impressionanti riprese aeree del paesaggio ormai lunare di Frozen River, che testimoniano l'oggetto della denuncia. H2Oil è un documentario sulla battaglia tra due differenti urgenze: da un lato la sempre crescente domanda di petrolio, dall'altro la necessità di preservare le riserve e le ricchezze naturali: l'acqua in primis. Una battaglia che in Canada ha già raggiunto un punto di crisi.
La regista Shannon Walsh è riuscita nel suo intento di allarmare, di portare a conoscenza del mondo una delle più gravi cause dell'inquinamento ambientale. Se finisce l'acqua, così si chiude il documentario, prima spariranno i pesci deformati dal mercurio, poi spariremo noi.

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