Pubblico volentieri questa lettera apparsa su Micromega (Repubblica) di padre Paolo Farinella , uno dei pochi uomini di Chiesa che si ispira a quelli che dovrebbero essere i veri valori della Cristianità, al contrario di Don Verzè e tanti altri, il Paparazzo in primis. Quel Carlo Maria Verzè che continua a mantenere l'appellativo di "Don" nonostante nel 1964 gli venga comminata dalla Curia milanese, guidata dall'allora cardinale Montini, «la proibizione di esercitare il Sacro ministero», mentre nel 1973 viene sospeso a divinis dalla stessa Curia, presieduta allora dal cardinale Giovanni Colombo. Secondo lo stesso Papa Paolo VI infatti, Don Verzè si occupava troppo di affari e poco di fede. Ma presto iniziano anche i guai con la giustizia: nel marzo 1976
è stato condannato dal tribunale di Milano ad un anno e quattro mesi di
reclusione per tentata corruzione in relazione alla convenzione con la
facoltà di medicina dell’università Statale e la concessione di un
contributo di due miliardi di lire da parte della Regione Lombardia.
Inoltre è stato incriminato di truffa aggravata nei confronti della
signora Anna Bottero alla quale ha sottratto un appartamento del valore
di 30 milioni di lire. Nel marzo del 1977
Verzé è riconosciuto colpevole di «istigazione alla corruzione». Ma,
tra archiviazioni, rinvii a giudizio e prescrizioni, non si arriverà per
nessuno a sentenze definitive. Malgrado questi eventi, la crescita del San Raffaele non si ferma e
nel corso degli anni '90 aumenta la sua capacità di ospitare i degenti;
tuttavia la magistratura si accorge di qualcosa che non va
nell'andamento dei lavori. Nel 1995 infatti Verzé finisce nel mirino della magistratura per presunte
irregolarità. Una serie di collusioni fra Luigi Verzé e un rappresentante del SISMI, Pio Pompa, sono state riscontrate all'interno di un'indagine giudiziaria a carico di quest'ultimo e Nicolò Pollari.
Dalle carte risulta che Pompa teneva costantemente al corrente Verzé di
quanto accadeva in ambito politico ed istituzionale, affinché Verzé
stesso potesse sfruttare le suddette informazioni in modo da ottenere
particolari vantaggi per le sue attività imprenditoriali. Detto questo, è facile capire xke sia il confessore personale del Premier.
Buona lettura.
Costui e costoro sono solo il «Pdl» cioè il «Partito Del Latrocinio» o se volete il «Partito Di Latta» visto che il partito non conta proprio nulla, ma è solo il predellino di un’auto (per giunta non italiana) su cui il capo mafioso poggia il suo piede con tacco rialzato. Credevamo che la vecchia Dc e il ladro contumace Craxi avessero toccato il fondo; invece dobbiamo ricrederci: questi qua che avrebbero dovuto essere «ricchi di suo» e quindi sazi, si sono dimostrati famelici più di tutti coloro che li hanno preceduti. Questa è la vera celebrazione del 150° dell’unità d’Italia: allora Massimo D’Azeglio aveva un progetto: «Abbiamo fatto l’Italia ora dobbiamo fare gli italiani». A distanza di un secolo e mezzo l’Italia è in pieno deliro leghista in corsa verso la frantumazione e gli Italiani sono letteralmente fatti. Fatti e strafatti. Il dramma comico è che chi se li fa è un essere ributtante e laido e lascivo che è riuscito a fare apparire il mostro di Notre Dame come la bella addormentata nel bosco.
Bossi ha incoronato i suoi pargoli trigliati come suoi eredi assicurando loro la prebenda lauta della casta politica e dire che lui era contro «Roma ladrona» e i leghisti amano stare controvento mentre il loro boss mammasantissima orina. Cota sembra che abbia vinto con l’imbroglio e ora si appella al popolo. Hanno tolto l’ici anche ai ricchi e straricchi e ora si accingono a mettere una super tassa sui fabbricati, ma vogliono farla passare come riforma del catasto.
Lo chiamavano partito delle libertà; invece era la cricca del malaffare. Lo chiamavano il popolo della libertà; invece era il gregge della mafia, della ‘ndrangheta e della camorra. Lo chiamavano il capo carismatico; era solo un capobastone e nemmeno tra i più quotati perché manovrato e ricattato dai mammasantissima. Lo chiamavano «meno male che Silvio c’è»; invece era la convergenza di un sistema di cloache che hanno reso la nazione un letamaio e lerciume senza precedenti nella storia.
Ha ricevuto anche il premio come «Statista di rara capacità» per furto con destrezza, per evasione fiscale, per falso in bilancio, per corruzione di giudici e testimoni, per spergiuro sulla testa dei figli. Quando la sentina fuoriesce dalle fogne è il segno che le fogne stanno scoppiando e può cominciare un nuovo progetto di pulizia e di depurazione. Basterebbe che il Pd, il partito che non c’è, battesse un colpo e prendesse il timone dell’opposizione dura e senza compromessi di sorta. Non si fanno accordi di alcun genere con i mafiosi malavitosi di stampo berlusconista. Bisogna solo cacciarlo nella fogna da cui è venuto, lui e il suo parterre dell’amore a pagamento. Il bello deve ancora venire perché il macellaio Verdini ha più trippa di quanta lascia intendere. Restate nei paraggi.
1 commenti:
Non ho ancora perso la Fede (ma ho cancellato il vaticano) perchè ci sono ancora Preti come Don Paolo!
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