Lo Stato italiano ha trattato con la mafia siciliana, e questo
non è più una tesi azzardata di molti politici e magistrati. In vista
della 18esima commemorazione a Palermo dell’omicidio del giudice Paolo
Borsellino, le trattative sono adesso accettate come un fatto giuridico.
L’omicidio fu il culmine dell’attacco della mafia siciliana Cosa
Nostra allo Stato italiano. Borsellino fu ucciso con un attentato una
caldissima domenica il 19 luglio 1992, durante una visita a Palermo dove
era andato per trovare la mamma anziana. L’attentato è avvenuto solo
cinque settimane dopo l’uccisione del collega Giovanni Falcone in una
strage simile.
Il giornalista televisivo Maurizio Torrealta ha seguito la mafia e la Sicilia per decenni. E anche l’autore del libro “La trattativa”, un libro di oltre 600 pagine che parla di tutti i contatti avvenuti fra la mafia siciliana e lo Stato. Il libro è uscito in una seconda edizione ed è subito entrato nella classifica dei libri più venduti.
“In passato nessuno voleva sentire la verità su questi contatti, i tempi non erano maturi, spiega il giornalista e aggiunge che l’attentato contro Borsellino non può essere visto come un tradizionale attentato mafioso.”
Questo è anche quanto detto in diverse occasioni dal boss dei boss, Totò Riina, il quale ha perfino sostenuto che “l’attentato contro Borsellino è stato un atto dello Stato”.
Il giornalista televisivo Maurizio Torrealta ha seguito la mafia e la Sicilia per decenni. E anche l’autore del libro “La trattativa”, un libro di oltre 600 pagine che parla di tutti i contatti avvenuti fra la mafia siciliana e lo Stato. Il libro è uscito in una seconda edizione ed è subito entrato nella classifica dei libri più venduti.
“In passato nessuno voleva sentire la verità su questi contatti, i tempi non erano maturi, spiega il giornalista e aggiunge che l’attentato contro Borsellino non può essere visto come un tradizionale attentato mafioso.”
Questo è anche quanto detto in diverse occasioni dal boss dei boss, Totò Riina, il quale ha perfino sostenuto che “l’attentato contro Borsellino è stato un atto dello Stato”.
Soltanto un centinaio di persone hanno partecipato alla marcia di
commemorazione domenica a Palermo, un corteo che è partito dal luogo
dell’attentato per arrivare fino al Castello Utveggio, in alto sopra la
città. Il castello è stato indicato come sede temporanea degli ex
servizi segreti italiani, Sisde, che secondo alcuni indagini potrebbero
essere stati coinvolti nell’attentato. I partecipanti al corteo domenica
avevano tutti in mano una copia de “l’agenda rossa” di Borsellino: una
piccola agenda dove il giudice si segnava dettagli particolarmente
importanti per le indagini. L’agenda sparì dalla sua borsa subito dopo
l’attentato, e non è mai stata ritrovata.
Il giudice capo pro tempore Antonio Ingroia, che ha lavorato sia con
Falcone che con Borsellino, sostiene che l’attentato contro Borsellino
non sarebbe dovuto succedere così vicino a quello di Falcone.
“L’attentato è stato anticipato, molto probabilmente perché Borsellino
rappresentava un ostacolo nelle trattative tra lo Stato e la Cosa
nostra. Le trattative sono realmente avvenute, questo lo sappiamo, e se
Borsellino l’avesse saputo avrebbe fatto di tutto per fermarle", dice
Ingroia al Corriere della Sera.
In vista dell’anniversario degli attentati erano state esposte a
Palermo due grandi statue in gesso dei giudici. Le statue sono state
vandalizzate e ribaltate sabato notte. La polizia sta adesso indagando
su quello che potrebbe essere una ragazzata o un sabotaggio
professionale.
La sorella, Rita Borsellino, attualmente Deputata del Parlamento europeo, pensa che l’atmosfera a Palermo sia peggio oggi rispetto a 18 anni fa: “Allora sapevamo chi erano i nostri amici e chi erano i nostri avversari. Oggi non sappiamo più di chi ci possiamo fidare.”
La sorella, Rita Borsellino, attualmente Deputata del Parlamento europeo, pensa che l’atmosfera a Palermo sia peggio oggi rispetto a 18 anni fa: “Allora sapevamo chi erano i nostri amici e chi erano i nostri avversari. Oggi non sappiamo più di chi ci possiamo fidare.”
Durante la cerimonia di commemorazione il fratello Salvatore
Borsellino ha sottolineato come adesso siamo solo molto vicini a
scoprire la verità sul perché fu ucciso Paolo Borsellino. Allo stesso tempo ha detto al Corriere della
Sera di aver paura: “Oggi non vengono più fatti attentati contro i
giudici, ma ci sono altri modi per neutralizzare la magistratura.”
Articolo originale "Staten hade maffiakontakt" di Peter Loewe (pubblicato su edizione cartacea nella sezione Esteri del Dagens Nyheter lunedì 19 a pagina 15.)
0 commenti:
Posta un commento