20 giugno 2010

Un caffè per la natura

I parchi nazionali e le aree marine protette costano agli italiani quanto un caffè all'anno, ma la manovra finanziaria approvata dal governo e in discussione al Parlamento prevede la riduzione dei costi addirittura del 50%. In queste ore le associazioni ambientaliste e del mondo dei parchi hanno consegnato le proposte di emendamento alla Commissione Bilancio del Senato, per chiedere di modificare il decreto, perché ci sia un futuro della conservazione della natura in Italia. Per i parchi infatti la riduzione stimata dei costi non è superiore a 20 milioni di euro all'anno, a fronte della paralisi, del blocco e quindi della chiusura degli enti parco nazionali e dei consorzi di gestione delle aree marine protette. Riducendo lo stanziamento ordinario annuale del 50%, infatti, si andrebbe molto al di sotto delle spese accertate necessarie per la quotidiana sopravvivenza. Risultato? Fine dei controlli ambientali, fine della prevenzione anti-bracconaggio, fine del monitoraggio continuo di biodiversità e dissesto idrogeologico, fine della tutela delle principali sorgenti su Alpi ed Appennini, fine della accorta gestione di fiumi e paludi, montagne e pianure, colline e foreste, per non parlare dello straordinario patrimonio marino e di beni culturali ricompresi nei gioielli naturali del Paese. Il problema vero è che non si tratta di una riorganizzazione, di una ristrutturazione, di una semplificazione, ma semplicemente di una morte annunciata per anoressia.
Qual è il progetto del Governo per i parchi? Quale il loro ruolo in un auspicato quadro di riordino e riforma degli enti pubblici? Quale la ricetta per aumentare la loro efficacia, la loro già notevole capacità di attrazione di fondi comunitari e di fondazioni bancarie? Non è dato sapere. L'unica certezza è che la manovra finanziaria prevede che entro due mesi dall'approvazione, quindi a fine luglio, il Ministro dell'ambiente debba ridurre del 50% lo stanziamento per i parchi e le riserve dal 2011 e per gli anni futuri.
Anche nel migliore modello gestionale del mondo, quello USA, i parchi non si autofinanziano completamente, così come i migliori musei del mondo. Allora perché questo dovrebbe avvenire in Italia? Chiediamo che gli enti gestori delle aree naturali protette, di cui alla legge n. 394/91, siano esentati dalle misure della finanziaria e che si discuta in Parlamento per approfondire la realtà della natura gestita in Italia (oasi, riserve, parchi, aree marine) al fine di cogliere i lati positivi ed innovativi di una gestione spesso creativa e capace, oltre che esaminare i non pochi problemi presenti ed individuarne la cura.
Sarebbe davvero incredibile che un Paese culla di civiltà, culture e natura come l'Italia dovesse sciogliere i propri parchi nazionali e le altre aree protette alle soglie del suo 150° anniversario di fondazione e proprio nell'anno internazionale per la biodiversità.
394 associazione nazionale dipendenti aree protette, Aidap associazine italiana direttori e funzionari aree protette, AIGAP associazione italiana guardaparco, CTS, Istituto Pangea onlus, FAI, Federparchi, Italia Nostra, LIPU, Legambiente, Marevivo, Unione per i parchi e la natura d’Italia, WWF.

Fonte: Legambiente

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