29 maggio 2010

Nucleare o Nuculare?



Areva è la multinazionale leader a livello mondiale nel campo dell’energia nucleare, posseduta al 90% dalla Francia, ma soprattutto è monopolista in ogni attività industriale collegata: miniere, chimica, arricchimento, combustibili, ingegneria, propulsione nucleare e reattori, trattamento, riciclaggio, stabilizzazione e stoccaggio delle scorie. Inoltre è detentrice del brevetto dei "reattori nucleari europei ad acqua pressurizzata" (Epr) che il governo Berlusconi vorrebbe costruire in Italia. Tuttora c’è chi considera l’energia nucleare una fonte sicura e “rinnovabile” in quanto non fossile. Ma il ciclo di reazione usa come combustibile l’uranio-235 e il suo utilizzo dipende da risorse minerarie molto limitate, che secondo il tasso di utilizzo odierno si stima possano durare tra i 60 e i 100 anni.. La metà dell’uranio di Areva proviene da Arlit e Akokan, due miniere di un Paese africano poverissimo come il Niger; la multinazionale francese ha coperto i suoi scopi di sfruttamento delle risorse proponendo questa sua attività come un "salvataggio economico di una nazione depressa", trasformando da oltre 40 anni questo Stato dell’Africa sahariana occidentale, desertico, arido, senza sbocco sul mare e con il più basso indice di sviluppo umano del Pianeta, nel terzo produttore al mondo di uranio. Dopo 40 anni il Niger rimane un paese poverissimo, circa i due terzi della popolazione vive con meno di 1,25 dollari statunitensi al giorno. E questo gigante dell'energia nucleare ha firmato un accordo per iniziare a scavare una terza miniera tra il 2013 e il 2014.
E in Niger possiamo vedere l'altra faccia della medaglia del nucleare, quella peggiore, quella che viene sempre ben nascosta. Nel mondo "occidentale" Areva "si sta impegnando moltissimo nelle sue pubbliche relazioni per convincere i governi, gli investitori e l’opinione pubblica che il nucleare oggi è sicuro e pulito, cercando di presentarlo come una tecnologia verde” - scrive Greenpeace, ma nei paesi più poveri del mondo dove il combustibile nucleare viene estratto (Niger, Namibia, Kazakhistan e Uzbekistan principalmente) le detonazioni e le trivellazioni in miniera provocano enormi nuvole di polvere, montagne di rifiuti industriali e grandi mucchi di fango radioattivi che rimangono all’aperto, con l'enorme rischio di causare il rilascio di sostanze radioattive nell’aria, infiltrazioni nelle falde acquifere e contaminazione del terreno, con danni permanenti all’ecosistema ed enormi problemi di salute per la popolazione locale perché l’esposizione alla radioattività provoca malattie congenite, leucemia e cancro, soprattutto alle vie respiratorie in quanto durante la lavorazione vengono liberate polveri sottili che entrano facilmente nel sistema respiratorio. Questo sta già avvenendo attorno alle città minerarie di Arlit e Akokan in Niger.
L’Areva ha sempre rispedito al mittente le accuse, mentre gli ospedali locali, finanziati in un progetto di svilluppo economico da questa stessa società, sono stati accusati di non aver diagnosticato molti casi di cancro. Così nel novembre 2009 Greenpeace ha realizzato un breve monitoraggio scientifico, assieme alla Ong Rotab e al laboratorio indipendente francese CRIIRAD. I risultati sono più che inquietanti e parlano da soli: in quarant’anni nelle miniere sono stati utilizzati 270 miliardi di litri d’acqua impoverendo la falda e contaminandola; saranno necessari milioni di anni per riportare la situazione allo stadio iniziale. Nella regione di Arlit in quattro campioni di acqua su cinque la concentrazione di uranio è risultata sopra il limite raccomandato dall’Oms per quella potabile. In alcuni è presente addirittura del radon radioattivo disciolto. Nella vicina stazione di polizia il radon nell’aria è tra le 3 e le 7 volte oltre la normale soglia. In un campione di suolo prelevato nei pressi della miniera, a pochi metri dall'ospedale, uranio e materiali radioattivi sono 100 volte superiori ai livelli normali della regione e oltre i valori internazionali consentiti; la fonte della radiazione è risultata essere gli scarti di lavorazione delle rocce della miniera, utilizzati poi per costruire la strada, un modo comodo e poco costoso per smaltire le scorie radioattive. Areva ha ammesso questo folle utilizzo, impegnandosi a bonificare la zona, ma pochi mesi dopo la presunta bonifica, confermata dal Niger Department of Mines, CRIIRAD ha rilevato che la dose radioattiva al suolo era 500 volte più alta dei valori normali dell'area. Basta passare meno di un'ora al giorno in questo luogo per essere esposti nell'arco dell'anno a un livello di radiazioni superiore al limite massimo consentito. Ma qui la gente ci vive. Areva sostiene che nessun materiale contaminato proviene dalle miniere, ma Greenpeace ha trovato diversi bidoni e materiali di risulta di provenienza mineraria al mercato locale ad Arlit, con un indice di radioattività fino a 50 volte superiore ai livelli normali. Gli abitanti del luogo usano questi materiali per costruire le loro case. Questo è l'altro lato oscuro del nucleare: in Niger, paese con un livello di istruzione più basso al mondo, nessuno conosce le conseguenze del nucleare, compresi i lavoratori che lavorano in miniera. E nessuno se ne è mai guardato dal farlo. L'ignoranza e l'informazione deviata è certamente uno dei punti di forza del "nuculare".
Areva sostenne che queste miniere avrebbero portato ricchezza al paese. Secondo Almoustapha Alhacen, Presidente dell'Ong locale Aghir in'Man, "la radioattività crea invece più povertà perchè causa molte vittime; ogni giorno che passa siamo esposti alle radiazioni e continuiamo a essere circondati da aria avvelenata, terra e acqua inquinate, mentre Areva fattura centinaia di milioni di dollari grazie alle nostre risorse naturali".

Nella situazione attuale, comprare da Areva il combustibile per le centrali nucleari che il governo italiano vuole costruire significherebbe finanziare i disastri ambientali e sanitari in Niger. E vale veramente la pena impiegare 15 anni per costruire le centrali, altri venti per smantellarle, riempire il pianeta di potenziali bombe nucleari, per delle risorse che dureranno pochi decenni?
Non possiamo fare affidamento su AREVA e sul nucleare, né nel Niger né in Italia: quali garanzie possono dare con questo approccio fantasioso alla sicurezza? Il gigante francese del nucleare si presenta come una societa' attenta all'ambiente, ma il Niger ci rivela una verità ben diversa e drammatica.

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