Inaugurato il 24 gennaio, presso il
quartier generale dell’ONU di New York, l’Anno Internazionale delle Foreste.
I polmoni verdi del pianeta ospitano l’80% del patrimonio naturale
terrestre e 300 milioni di abitanti, fornendo risorse per la
sopravvivenza a 1,6 miliardi di persone.
L’ufficializzazione è arrivata dall’ONU in concomitanza con il nono Forum internazionale delle
Nazioni Unite sulle foreste, in programma dal 24 gennaio al 4 febbraio. Con
l’invito a proteggere ulteriormente foreste e patrimonio boschivo, gli incontri
nascono con l’intento di riuscire a delineare e sviluppare politiche di
sostegno ambientale e di tutela del “capitale verde”, fondamentale risorsa per
l’intera umanità e che attualmente copre il 31% della superficie terrestre, circa
quattro miliardi di ettari. Foreste che però stanno scomparendo troppo velocemente, attualmente sotto stress a
causa dell’utilizzo indiscriminato da parte dell’uomo, causa principale di
tutta una serie di conseguenze negative, dalla produttività dei terreni e lo
stoccaggio della CO2 alla liberazione di enormi quantità di gas serra. Deforestazione e degrado delle foreste sono infatti responsabili di
circa il 17% delle emissioni di gas serra a livello globale, dato che gli
alberi e la vegetazione rappresentano un serbatoio di carbonio pari a circa 289
Gigatonnellate (miliardi di tonnellate), stock che però almeno nell'ultimo
decennio pare diminuito di circa 0,5 Gigatonnellate.
Le foreste sono inoltre un grande "contenitore" di biodiversità, non a caso argomento al
quale è stato dedicato l'anno internazionale del 2010. Secondo le ultime stime
dell'Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura) il
patrimonio boschivo genera un valore economico diretto (in termini di cibo,
carburante, medicine, energia, guadagni e occupazione) valutato in 130 miliardi di dollari l'anno, ma
anche indiretto: dimezzare i gas serra
fra il 2010 e il 2020, grazie alla grande capacità di assorbimento di CO2 delle
foreste, porterebbe ad un risparmio di 3,7
migliaia di miliardi di dollari. Dunque il valore ambientale, economico e
sociale delle foreste va tutelato, risolvendo le criticità che attentano alla
sua conservazione, deforestazione in
primis. I dati che rivelano l’entità del taglio delle foreste sono
impressionanti: dal 2000 ad oggi ogni anno il Pianeta ha registrato una
diminuzione del patrimonio forestale equivalente all'area di un paese come il
Costarica, tante che oggi l'area verde copre solo il 31% della superficie
globale.
Blocco
dell'espansione agricola nell'area delle grandi foreste pluviali tropicali che
si localizzano nella fascia equatoriale, fine del commercio illegale attraverso
la tracciabilità dei legnami e riforestazione sono alcune delle soluzioni per
salvare questo fondamentale ecosistema. Punto critico è ancora l’Indonesia, tra i principali fornitori
mondiali di materie prime pregiate quali legname, carta, gomma, petrolio,
caffè, pepe e olio di palma, ma che allo stesso tempo ha provocato la
distruzione di ettari di foresta tropicale facendo guadagnare al paese il primato come
terzo maggior produttore di gas a effetto serra, dietro a Usa e Cina. Il tasso
di deforestazione nel paese continua ad essere altissimo – circa 2 milioni
di ettari l’anno ufficialmente dichiarati dal governo – ed è principalmente
dovuto al taglio illegale di legname
per l’esportazione, ma anche alla conversione in piantagioni per la produzione
di olio di palma e di legname per
cartiere, due settori chiave per l’economia del paese.
Secondo uno studio dell’Iucn, il pianeta avrebbe teoricamente la
possibilità di recuperare un'area di foreste perduta o degradata pari all’estensione
della Russia, circa un miliardo e mezzo di ettari. Secondo l'analisi, Africa e
Asia hanno il maggiore potenziale, ciascuna con circa 500 milioni di ettari di
polmoni verdi che possono essere riportati allo stato di salute originario.
Già diversi paesi come Cina, Ghana, Messico, India, Gran Bretagna, Stati
Uniti e molti altri, hanno intrapreso ambiziosi programmi di riforestazione. Una forma di tutela
basata sul riconoscimento di 100 siti verdi come patrimonio dell’umanità dell’Unesco, oltre 760mila km quadrati di
foreste. Un enorme potenziale di biodiversità quindi, che gode del sostegno per
la conservazione intergovernativa fornito dalla Convenzione per i siti del
patrimonio mondiale Unesco. In controtendenza ancora una volta l’Italia, che con lo smembramento del Parco Nazionale dello Stelvio rischia
di compromettere lo stato di salute e conservazione del più importante parco
italiano.
Il 2011 dovrà dunque essere l'anno in cui il mondo intero riconoscerà la vitale
importanza delle foreste, per preservare la vita sul Pianeta, per tutte le
popolazioni e per tutte le specie.
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