14 gennaio 2011

L'innovazione agricola è la chiave per ridurre la povertà e stabilizzare il clima

State of the World 2011 fornisce una tabella di marcia per la sicurezza alimentare e gli investimenti agricoli, rivelando 15 soluzioni ad alta e bassa tecnologia che stanno contribuendo a ridurre la fame e la povertà in Africa

Il Worldwatch Institute oggi ha pubblicato il suo rapporto State of the World 2011: "L'innovazione che Nutre il Pianeta", che punta i riflettori sui successi delle innovazioni agricole e porta alla luce le principali conquiste nella prevenzione degli sprechi alimentari, il primo passo per la resistenza al cambiamento climatico, e l'incentivo all'agricoltura cittadina. La relazione fornisce una roadmap per l'aumento degli investimenti agricoli e i modi più efficienti per alleviare la fame e la povertà globali. Scritto da esperti mondiali del settore agricolo, grazie all'esperienza di centinaia di innovazioni che sono già state messe in pratica, la relazione descrive 15 pratiche ambientali già comprovate nella loro efficienza e sostenibilità.
"I progressi mostrati grazie a questo rapporto potranno informare i governi, i politici, le ONG e i semplici donatori che aspirano a eliminare la fame e la povertà, fornendo una chiara via maestra per incentivare e ripetere questi successi altrove", ha detto il Presidente del Worldwatch Institute Christopher Flavin. "Abbiamo bisogno di persone in tutto il mondo che influenzino i governi a impegnarsi nello sviluppo agricolo con supporti a lungo termine per gli agricoltori, che costituiscono l'80 per cento della popolazione in Africa".
State of the World 2011 arriva in un momento in cui molte persone che soffrono la fame in tutto il mondo e le iniziative per la sicurezza alimentare - come il programma "Alimenta il Futuro" dell'amministrazione Obama, il "Global Agriculture and Food Security Program (GAFSP)", il "United Nations World Food Programme (WFP)", e il "Comprehensive Africa Agriculture Development Programme (CAADP)" - possono beneficiare di una nuova visione nei progetti ambientali sostenibili, che sono già all'opera per alleviare la fame e la povertà.

Quasi mezzo secolo dopo la Rivoluzione Verde, una grossa fetta della famiglia umana soffre ancora cronicamente la fame. Mentre gli investimenti nello sviluppo agricolo da parte dei governi, dei creditori internazionali, e delle fondazioni sono aumentati negli ultimi anni, siamo ancora molto lontano da ciò che è necessario per aiutare i 925 milioni di persone che soffrono di denutrizione. A partire dalla metà degli anni 1980, quando i finanziamenti agricoli erano al suo apice, la quota di aiuti allo sviluppo dell'agricoltura a livello mondiale è sceso da oltre il 16 per cento di allora ad appena il 4 per cento di oggi. 
Nel 2008, 1.7 miliardi di aiuti ufficiali allo sviluppo sono state fornite a sostegno di progetti agricoli in Africa, in base alle statistiche dell'Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OECD) - una quantità minuscola dato il vitale ritorno sugli investimenti. Date le attuali condizioni economiche globali, gli investimenti non sono suscettibili ad aumenti nel prossimo anno. Gran parte dei finanziamenti più recentemente promessi non sono ancora stati elargiti, e i finanziamenti esistenti non sono stati indirizzati in modo efficiente verso i contadini poveri dell'Africa.
"La comunità internazionale ha trascurato interi segmenti del sistema alimentare nei suoi sforzi per ridurre la fame e la povertà", ha detto Danielle Nierenberg, co-direttore del progetto del Worldwatch Institute "Nutrire il Pianeta" (Nourishing the Planet). "Le soluzioni non verranno necessariamente da una maggiore produzione di cibo, ma nel cambiare ciò che i bambini mangiano a scuola, come gli alimenti vengono trasformati e commercializzati, e in quali tipi di imprese del settore alimentare stiamo investendo".
L'introduzione di un livello di studio minimo dei bambini all'eta scolare, per esempio, ha dimostrato di essere un efficace strategia nella riduzione della fame e della povertà in molte nazioni africane, e ha forti parallelismi con il successo dei programmi "farm-to-cafeteria" negli Stati Uniti e in Europa. Inoltre, "circa il 40 per cento del cibo prodotto attualmente in tutto il mondo viene sprecato prima di essere consumato, creando grandi opportunità per gli agricoltori e le famiglie di risparmiare denaro e risorse riducendo questi rifiuti", secondo Brian Halweil, co-direttore di Nourishing the Planet. State of the World 2011 trae da centinaia di studi di casi ed esperienze in prima persona diverse soluzioni per ridurre la fame e la povertà. Questi includono:
- Nel 2007, circa 6.000 donne in Gambia si sono organizzate nell'associazione di produttori TRY Women's Oyster Harvesting, volta a creare un piano sostenibile di co-gestione per la pesca di ostriche locali, al fine di prevenirne il sovrasfruttamento. Ostriche e pesce rappresentano per la popolazione un'importante fonte a basso costo di proteine, ma i livelli di produzione attuali hanno portato al degrado ambientale e ai cambiamenti nell'utilizzo dei terreni negli ultimi 30 anni. Il governo sta lavorando con gruppi come TRY per promuovere metodi meno distruttivi per gli ecosistemi e per ampliare le linee di credito per i produttori a basso reddito, con lo scopo di stimolare gli investimenti in produzioni più sostenibili.
- A Kibera, quartiere di Nairobi, la più grande baraccopoli del Kenya, più di 1.000 donne contadine stanno sviluppando giardini "verticali" in sacchi pieni di sporcizia forati, grazie al quale nutrono le loro famiglie e comunità. Questi sacchi hanno il potenziale per sfamare migliaia di abitanti delle città fornendo allo stesso tempo una fonte di reddito, sostenibile e facile da mantenere, per gli agricoltori urbani. Con oltre il 60 per cento della popolazione africana proiettata a vivere in aree urbane entro il 2050, tali metodi possono essere cruciali per la creazione di una futura sicurezza alimentare. Attualmente, circa il 33 per cento degli africani vive in città, e si stima che ulteriori 14 milioni migreranno verso le aree urbane ogni anno. In tutto il mondo, circa 800 milioni di persone sono coinvolti nell'agricoltura urbana, producendo il 15-20 per cento di tutti gli alimenti.  
- I pastori in Sud Africa e in Kenya stanno conservando le varietà autoctone di animali che si adattano al calore e alla siccità del clima locale - tratti che saranno fondamentali con il peggioramento sul continente degli estremi climatici. L'Africa ha la più grande area del mondo di pascoli permanenti e il maggior numero di pastori, con 15-25 milioni di persone che dipendono dal bestiame. 
- Il Food, Agriculture and Natural Resources Policy Analysis Network (FANRPAN) utilizza comunità interattive per coinvolgere donne contadine, capi di comunità e politici in un dialogo aperto sulla parità del genere, sulla sicurezza alimentare, sulla proprietà fondiaria e sull'accesso alle risorse. Le donne nell'Africa sub-sahariana costituiscono almeno il 75 per cento dei lavoratori agricoli e forniscono il 60-80 per cento della forza lavoro per produrre cibo per il consumo domestico e la vendita. E' quindi fondamentale che essi abbiano la possibilità di esprimere le proprie esigenze al governo locale e nella scelta delle decisioni. Questo divertente e amichevole forum rende più semplice la creazione di un dialogo aperto su queste questioni.
- Il programma Developing Innovations in School Cultivation (DISC) in Uganda sta integrando gli orti locali, le informazioni nutrizionali e la preparazione di alimenti in programmi scolastici per insegnare ai bambini come coltivare varietà di colture locali, che aiuteranno a combattere la carenza di cibo e rivitalizzare le tradizioni culinarie del paese. Si stima che circa il 33 per cento dei bambini africani attualmente soffrono la fame e la malnutrizione, che potrebbero colpire circa 42 milioni di bambini entro il 2025. Programmi di alimentazione scolastica che non si limitano a nutrire i bambini, ma anche ispirare e insegnare loro a diventare i contadini del futuro, sono un enorme passo avanti verso il miglioramento della sicurezza alimentare.

http://www.worldwatch.org/node/6567

1 commenti:

Franco BORGHI ha detto...

Ritengo che sia indispensabile applicare anche in Africa il sistema del microcredito secondo Yunus. Questo responsabilizzerebbe le persone e le renderebbe cittadini a pieno titolo.

Posta un commento