19 dicembre 2010

Italia modello di norme liberticide

Gli USA accusano Berlusconi di voler controllare il contenuto di Internet.
El País, 13 dicembre. I diplomatici statunitensi considerano cosí restrittiva la legge approvata in Italia, che temono possa servire da modello in paesi come la Cina

Un cavo confidenziale trapelato da Wikileaks e inviato a Washington dall’ambasciatore a Roma David Thorne il 3 Febbraio 2010, contiene giudizi molto duri sul governo italiano a proposito dell’iniziativa legislativa nota come Legge Romani, entrata in vigore a marzo, che regola l’uso di Internet e pay TV in Italia. Secondo la nota, la legge “darà la possibilità di bloccare o censurare qualsiasi contenuto” e “favorirà le imprese di Silvio Berlusconi rispetto ai suoi concorrenti”. Questo, ha aggiunto Thorne nel suo messaggio, “è un modello familiare”, dato che “Berlusconi e Mediaset hanno utilizzato il potere di governo in questo modo fin da quando era primo ministro Bettino Craxi, negli anni ottanta. Il dispaccio, che ripete la critica alla confusione pubblico privato che era stata già sollevata nei report su Berlusconi e Putin, definisce inoltre “infame” un progetto, gestito negli ultimi mesi dal Governo, che voleva obbligare i blogger ad ottenere il tesserino da giornalista emesso dal Governo stesso. Thorne critica in particolare la legge Romani, cosí chiamata dal nome di Paolo Romani, ex vice Ministro delle Comunicazioni e oggi Ministro dello Sviluppo Economico, dopo un lungo periodo in cui il Primo Ministro ha occupato questo Ministero ad interim in seguito alle dimissioni di Claudio Scajola per uno scandalo di corruzione. L’Ambasciata di Roma scrive che, se la legge va avanti come è stata concepita, “creerebbe un precedente affinché nazioni come la Cina possano copiarla o citarla come giustificazione per i propri attacchi contro la libertà di espressione”. L’ambasciatore denota sfiducia verso le promesse del Governo Italiano, secondo cui la normativa è destinata unicamente a proteggere il copyright, combattere la pirateria e il recepimento della direttiva europea 65 del 2007, che armonizza la regolamentazione dei media.

Queste dichiarazioni “sono sospette,” dice. “La legge sembra scritta per dare il permesso al Governo di censurare o bloccare qualsiasi contenuto di Internet, se lo ritiene diffamatorio o pensa che incoraggi attività criminali”. La nota afferma che la legge che il governo ha elaborato “fornirebbe la base per indire azioni legali contro le organizzazioni dei media che costituiscano concorrenza politica o commerciale contro i membri del Governo”. Più avanti, Thorne dice che “le élites tradizionali italiane, su entrambi i lati dello schieramento politico, si sentono molto a disagio con la capacità di Internet di bypassare i media tradizionali sui quali essi hanno il controllo”. E aggiunge: “La nuova legge pare rispondere a queste preoccupazioni, e dato che serve anche agli interessi commerciali di Berlusconi, non è escluso che si possa diventare realtà.” Il cable sostiene che gli Stati Uniti da anni fanno pressioni all’Italia per approvare una legge per impedire la pirateria. “In tutto questo tempo, l’Italia ha fatto molto poco”, dice, e ora “questa legge ignora ogni collaborazione e improvvisamente va verso una regolamentazione molto severa”. L’ambasciatore ha citato una fonte della Confindustria, Antonello Busetto, che afferma che le misure proposte da Romani “significherebbero la morte di Internet in Italia”. Come confermato all’ambasciatore da dirigenti della società di Rupert Murdoch, la normativa “darà molti vantaggi commerciali a Mediaset, impresa televisiva del primo ministro, rispetto a Sky, uno dei suoi principali concorrenti (in realtà, l’unico).” Questi dirigenti, osserva Thorne, “hanno detto che Romani orienta gli sforzi del Governo per favorire Mediaset e svantaggiare Sky”. La normativa presenta tre punti di cui la concorrenza e gli interessi americani potrebbero preoccuparsi: “Limiti all’upload di contenuti in Internet, tetti pubblicitari per la pay TV e restrizioni ai contenuti destinati agli adulti.” L’intenzione del governo, spiega il cavo, è di costringere i provider (ISP) e i siti come YouTube e BlogSpot ad essere “responsabili del contenuto pubblicato, come succede per le televisioni,” cosa che, sottolinea, molti credono “impossibile sia dal punto di vista economico che da quello pratico”. “Dato che la norma può rendere i siti di opinione e i provider perseguibili per diffamazione, alcuni la considerano un tentativo di controllo on-line del discorso politico,” ha aggiunto Thorne.
Altri invece, aggiunge, “vedono un risvolto commerciale volto a limitare i video e le TV disponibili su Internet mentre Mediaset avanza verso il mercato IPTV (Televisione con Protocollo Internet ).” La legge prevedeva di limitare nel 2012 il tetto massimo di pubblicità per la pay-TV, abbassando il livello europeo dal 20% al 12% (la legge alla fine ha stabilito un graduale calo, dal 16% di quest’anno al 12% nel 2012). Secondo la fonte della Confindustria citata dall’ambasciatore degli Stati Uniti, la misura consentirà a Berlusconi di “fare più soldi e di controllare meglio l’informazione pubblica”. Thorne esprime anche perplessità riguardo al fatto che sia l’Authority delle comunicazioni, l’Agcom, ad avere il potere di bloccare il traffico proveniente da siti non italiani, e “di imporre multe fino a 150.000 euro per le imprese straniere”. L’Authority, spiega l’ambasciatore, è in teoria indipendente, ma “molti temono che non sia abbastanza forte da resistere alla pressione politica”. Due mesi prima di scrivere questo dispaccio, il 30 dicembre 2009, Thorne pranzò con Berlusconi a Milano e gli chiese il suo parere su Internet. “Mi ha risposto che è “importante per la libertà”, segnalava Thorne. “Nonostante senta il bisogno di controlli più accurati per evitare l’uso estremista delle nuove tecnologie”.
I nuovi media digitali, Facebook in particolare, prosegue l’ambasciatore, avevano “irritato il governo” con l’appello alla manifestazione del Popolo Viola,al No B. Day, e per la “controversa apparizione” delle pagine chiamate Kill Berlusconi dopo l’aggressione al primo ministro a Milano nel dicembre 2009. Proprio ieri il movimento del Popolo Viola ha denunciato in una nota che Facebook aveva “cancellato arbitrariamente” la sua pagina nella rete sociale “eliminando gli account agli amministratori e impedendo di postare qualsiasi cosa sulla pagina, che aveva più di 350.000 iscritti.” Secondo quanto aggiungeva la nota del Popolo Viola, “quest’azione avvenne proprio mentre il movimento stava organizzando la manifestazione di domani a Roma contro Berlusconi”.
[Articolo originale "EE UU acusa a Berlusconi de querer controlar los contenidos de Internet" di Miguel Mora]

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