22 ottobre 2010

Come la mafia conquista il mondo

Germania, Der Spiegel. Che sia Spiesen-Elversberg, Caracas oppure Toronto, la mafia è dappertutto. Nessun paese al mondo è risparmiato dall’egemonia delle holdings criminali. L’esperto di clan Francesco Forgione ha svelato le rotte commerciali e i luoghi di residenza dei boss e in nessun altro luogo sono altrettanto presenti quanto in Germania.
 
L’assassinio di un uomo rettto era fissato per domenica 5 settembre 2010. In tarda serata Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, la “perla del Cilento” sul Mar Tirreno, guidava la sua Audi verso casa. Poco prima dell’arrivo nella zona Acciaroli alcuni sconosciuti hanno fatto fermare l’auto. Vassallo non ha fatto in tempo a tirare il freno a mano, che uno degli aggressori ha aperto il fuoco a distanza ravvicinata. Otto dei nove proiettili hanno colpito il bersaglio, attraversando il collo, l’orecchio, la mandibola, la spalla e il torace della vittima. Uno ha colpito dritto al cuore.
Vassallo era benvoluto, era conosciuto per il suo impegno nella tutela dell’ambiente e per la sua incorruttibilità, si batteva per un turismo ecosostenibile e responsabile nella regione. Appena due settimane prima della sua morte sembra aver cacciato personalmente alcuni spacciatori dalla zona del porto di Acciaroli, che secondo i testimoni avevano portato grandi quantità di sostanze stupefacenti via mare in città. Vassallo aveva fatto appello urgente alla polizia di pattugliare più frequentemente per porre fine all’incubo.
Le sue preghiere sono state ascoltate, ma a quanto pare dalle persone sbagliate. Nonostante la mancanza di prove il procuratore antimafia di Salerno ritiene probabile che l’omicidio in strada sia stato una vendetta della camorra, che in Campania controlla non solo il commercio di droga, ma anche gli interessi sul settore immobiliare e sui contratti di costruzione nel Parco Nazionale del Cilento, che attira molti turisti. In Italia, il caso ha suscitato clamore e indignazione tra politici di ogni colore. In Germania invece la risposta dei media è stata disattesa, come sempre quando la mafia non uccide proprio davanti alla sua porta di casa.

Niente sangue, niente mafia
“Finché il sangue non scorre per le strade, nessuno crede alla mafia”, si lamenta Francesco Forgione, l’ex capo della commissione parlamentare anti-mafia sotto il governo Prodi. “La morte di Vassallo mi fa arrabbiare, mostra che la società non ha ancora sviluppato sufficienti anticorpi contro la criminalità organizzata e che le autorità lo hanno lasciato solo”. Forgione – riccioli scuri, la barba brizzolata di tre giorni, occhiali dalla linea sobria – vive nel suo appartamento mansardato a Roma, da cui si gode una magnifica vista sulla città. Sorseggia con indifferenza un espresso calabrese molto forte e sospira profondamente.
“Anche le autorità tedesche hanno chiuso gli occhi di fronte alla realtà, finché la strage di Duisburg nell’agosto del 2007 non ha risvegliato bruscamente tutti “. Già nel gennaio del 2000 la polizia investigativa federale redasse un rapporto molto dettagliato sulle attività della mafia calabrese a Duisburg dal titolo “Analisi: San Luca”. Un’ eccellente e completa sintesi delle attività illegali della ‘Ndrangheta, ma priva di conseguenze. Il problema è stato recepito come essenzialmente italiano, fino a quando ci si è ritrovati con i sei cadaveri stesi a terra davanti al ristorante «Da Bruno». “All’improvviso è diventato anche un problema tedesco”, dice Forgione tamburellando con la punta delle dita sul tavolo davanti a sè.
Duisburg è situata in un luogo strategicamente favorevole, sul confine tra Belgio e Paesi Bassi, il principale punto di accesso per la cocaina in Europa. “Quest’omicidio plurimo non è avvenuto per una faida tra clan rivali”, ha detto Forgione. Non è un caso che quasi tutti i sospettati siano stati arrestati ad Amsterdam. Inoltre, in occasione dell’arresto di Giuseppe Nirta nel novembre 2008, sono stati ritrovati un milione di euro in contanti. No, il massacro nel Nord Reno-Westfalia sarebbe stata “solo un’altra fase della guerra per il controllo del traffico internazionale di stupefacenti e armi”, ritiene l’esperto.


“La Germania è la meglio colonizzata”
“Duisburg ha svelato un problema fondamentale, quello dell’ipocrisia”, dice Forgione. “Il denaro della mafia viene portato in giro per il mondo, sempre sperando che la mafia stia lontana dal proprio territorio. Ma non è così che funziona”. Prima i mafiosi seguivano i flussi migratori, ora sono loro ad attrarre i flussi finanziari: “Dobbiamo cercare il crimine organizzato là dove non si vede”, dice il cinquantenne.
Se la Germania ora è il paese più attraente per la mafia in Europa? “No, ma è quello meglio colonizzato. La tecnica di indagine dovrebbe tener conto di questo: “non dobbiamo indagare solo calabresi o siciliani in Germania, ma anche i notai tedeschi e gli avvocati che lavorano per loro – tutti cittadini rispettabili e prestanome che prendono parte al riciclaggio di denaro sporco tramite reinvestimenti.”
Inoltre si starebbe vagliando, almeno a livello di Unione Europea, di introdurre finalmente tecniche e strumenti investigativi comunitari, ma anche leggi. Secondo Forgione si riscontra presso le autorità in tutta Europa – a parte i casi di complicità e corruzione – una sorta di ottusità, una tendenza a minimizzare il fenomeno mafioso. Che siano il Canada, il Messico o il Venezuela, nessun paese è risparmiato da quella che Forgione chiama la “segreta colonizzazione del mondo che dura da decenni”.
Da 25 anni questo comunista vecchio stampo, giornalista, sociologo, politico e docente universitario lotta contro le onorate società che sono diventate da tempo holdings operanti a livello internazionale, con celebri avvocati, consulenti economici eccellenti, attrezzature altamente tecnologiche e strutture di comunicazione moderne.

“La mafia non ha ideologia”
Nel suo libro “Mafia Export” Forgione descrive in modo dettagliato e competente, come Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra realizzino circa 130 miliardi di euro l’anno. Come ne investano circa la metà in contrabbando, traffico di droga ed armi così come negli stipendi dei loro “dipendenti” e nel sostegno di “collaboratorii” detenuti. E di come poi immmetta il restante 50 per cento nell’economia legale, ripulendo i soldi come le lenzuola di una vergine siciliana.
Così la spagnola Costa del Sol è stata ribattezzata da tempo “Cosca del Sol “o” Costa Nostra “, dai mafiosi calabresi e siciliani che qui investono massicciamente, per lo più indisturbati, nei settori del turismo, della gastronomia, dell’industria alimentare e del traffico di droga. Secondo Forgione non c’è stato grosso carico di droga dal Sudamerica o dall’Africa negli ultimi 15 anni ” che sia giunto in Europa senza passare dalla Spagna”. Si arriverebbe addirittura alla collusione tra i vari gruppi italiani per mantenere stabile il prezzo delle importazioni.
Sulla base della storia di Aldo Miccichè, ex deputato della Democrazia Cristiana (DC), che un tempo ha vissuto in Venezuela, Forgione dimostra come la politica, l’industria farmaceutica e la criminalità organizzata imponga i suoi comuni interessi anche a migliaia di chilometri di distanza. Pare che Miccichè abbia contattato tramite un intermediario il braccio destro del premier Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri. “Se parliamo con Dell’Utri, vuol dire che siamo nel salone di Berlusconi, in modo da afferrare lui” dice il politico, secondo il verbale di intercettazione.
“Il senatore Dell’Utri è sicuramente una delle figure più inquietanti per quel che riguarda la collaborazione della nuova destra con la mafia”, dice Forgione. Le persone politicamente influenti in Italia si dividono in due schieramenti: coloro che sono contro la mafia e quelli che da essa vengono nutriti e incoraggiati. E’ vero, ma come sempre nella storia di due secoli dei clan “la mafia non ha ideologia, non è né di destra né di sinistra, cerca il collegamento con il potere e lo utilizza. Non importa chi siede al comando”

“Comprare tutto quel che si trova”
Forgione racconta nel suo libro piccoli aneddoti di mafiosi che a Norimberga mettono le loro armi nel microonde di una pizzeria prima di incontrare lì i loro colleghi. Ma anche grosse storie di potenti trafficanti di armi, di traffici senza scrupoli di beni di sussidio e di ingenti somme, che ogni giorno vengono guadagnati in tutto il mondo con traffici sporchi per poi essere riciclati. Anche ai cambiamenti storici i clan reagiscono in modo flessibile. Perciò operazioni di intercettazione di inquirenti italiani immediatamente dopo la caduta del muro di Berlino rivelarono che boss di tutti i gruppi diedero all’unisono ordine alla loro gente “comprate tutto quello che trovate”. Inoltre non è un segreto che i capoccia abbiano approfittato massicciamente della crisi finanziaria.
Al momento la ‘Ndrangheta calabrese è considerata un modello di gruppo che agisce in modo globale. Indifferentemente da dove si insedia riproduce sempre lo stesso modello criminale, però non esporta solo criminali, ma anche il suo concetto culturale più primitivo. A Duisburg si è scoperta sul retro una stanza attrezzata con 13 sedie che veniva utilizzata per le riunioni, il numero tradizionale delle ‘ndrine che compongono l’unità organizzativa “locale”. Accanto al corpo del diciottenne Tommaso V. è stata ritrovata un’immaginetta sacra di quelle usate nei riti iniziatici dell’Arcangelo San Michele. Era stato annesso alla mafia poco prima della strage. “Un rito arcaico che crea un’identità”, ritiene Forgione.

Cosa fa infuriare i boss
L’autore non solo ha srotolato gli atti delle indagini e restituito il contenuto dei verbali di intercettazione. Ha riprodotto una lista completa dei membri della mafia arrestati all’estero dal 2000 e si è impegnato a tracciare la diffusione in Germania di tutti i clan di ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra. “Ho una tale, folle passione per le carte”, dice quasi scusandosi Forgione. Fedele al motto “so dove vivi”, ha fatto una meticolosa sintesi dei paesi del mondo in cui i clan sono attivi e delle rotte commerciali che usano. Una sorta di topografia della mafia, che presso i boss suscita verosimilmente poco entusiasmo, ma i cui membri approfittano del mito del bandito moderno, in fuga, ipermobile e nebuloso.
Se ha paura? Forgione accosta le sopracciglia corrucciato. L’esperto di mafia non vuole proprio parlare della sua situazione di sicurezza, lo sente un argomento inutile e poco serio. Dal 1995, la prima volta in cui è stato minacciato esplicitamente, è sotto protezione personale. Ma: “nessuno che lotti seriamente contro la mafia vuole essere proclamato eroe”, ha detto riluttante Forgione.
Nonostante tutto è fiero dei successi degli ultimi anni. I numerosi successi investigativi e gli arresti sarebbero stati possibili solo grazie a leggi specifiche per la protezione di testimoni e con le intercettazioni telefoniche. “Potevamo confiscare anche più beni di proprietà mafiosa, qualcosa che fa davvero infuriare i boss”, dice Forgione. Ma questo potrebbe cambiare presto. A fine anno è stata approvata una legge che consente allo Stato di vendere i beni confiscati e la terra. “Chi acquista una casa di Totò Riina, se non uno dei suoi prestanome?”, chiede l’esperto di mafia. “Nessun’altro oserebbe.”

Il più grande regalo di Berlusconi alla mafia
“Ogni volta che le misure repressive adottate diventano efficaci, arriva il governo e cambia di nuovo le leggi”, si lamenta Forgione. Il regalo più grande del Premier Berlusconi alla mafia sono dunque le nuove disposizioni fiscali. Queste permettono di reintrodurre in Italia i soldi parcheggiati all’estero in forma anonima, pagando per questo solo il cinque per cento della somma a titolo di penale. “Con l’aiuto dello Stato quindi il denaro proveniente dai paradisi fiscali viene ripulito una volta di più e tutto questo restando impuniti”, si indigna Forgione.
E’ incomprensibile il motivo per cui il mondo dopo gli attacchi dell’11 Settembre 2001 abbia potuto rafforzare congiuntamente le misure di sicurezza, mentre nella lotta alla mafia non si è potuto fare niente di simile, che del resto a livello globale è organizzata bene quanto Al-Quaida. Per l’esperto di mafia il diritto alla libertà individuale riveste un ruolo marginale. In nome di una maggiore trasparenza egli chiede l’abolizione del segreto bancario e la creazione di una banca dati centrale internazionale sui movimenti dei conti correnti. E’ uno scandalo che prima del summit del G-8 a L’Aquila nel 2009 non si sia fatto neanche lo sforzo di costituire una lista nera dei paradisi fiscali internazionali. L’intercettazione telefonica è uno dei più importanti strumenti di investigazione e dovrebbe essere tutelata dalla legge.
“Nella lotta alla mafia c’è bisogno di passione e di una morale rigorosa”, Forgione ne è convinto. “Ma a volte anche un calabrese testardo aiuta”.

0 commenti:

Posta un commento