Il progetto Cerba |
Pensate che tra il 1990 e il 2005 sono stati divorati 3,5
milioni di ettari, cioè una regione più grande di Lazio e Abruzzo messe
insieme. Solo la Liguria si è mangiata metà del territorio ancora libero. Il
tutto a un ritmo di 244.000 ettari all’anno (in Germania 11.000). Ciò
nonostante troppi italiani sono senza casa perché mancano gli alloggi “sociali”
(solo il 4 per cento sul totale contro il 18 per cento della Francia e il 21
per cento del Regno Unito). Intanto 5500 comuni su 8000 sono a rischio dissesto
idrogeologico, come dimostrano i recenti fatti di Atrani. Negli ultimi 50 anni in Italia ci sono state 430.000 frane che han causato 3.500 morti. I soldi per il ponte
di Messina ci sono, per le frane no.
La Colata parla di tutto questo e oggi ve ne propongo un
passo.
Il Cerba, un discorso scomodo
Le ruspe di Ligresti sono arrivate nel Parco Sud per
realizzare il Cerba (il Centro per le biotecnologie avanzate) progettato dall’architetto
milanese Stefano Boeri. Un complesso che sorgerà su 620.000 metri quadrati di
terreni in zona Ripamonti di proprietà di Sinergia e Imco. Un progetto da 900
milioni su un’area costata poco meno di 10 milioni. Insomma, per Ligresti un
affare d’oro.
Il Cerba, come abbiamo detto, è un centro di eccellenza che
crescerà a poca distanza dall’Istituto Europeo di Oncologia che già lambisce il
Parco Sud. Nel maxipolo saranno eseguiti 45.000 ricoveri l’anno e 27.000
interventi chirurgici. Una struttura dove lavoreranno oltre 4000 persone. Oltre
all’ospedale e ai centri di ricerca ci saranno anche 7000 posti auto, edifici
residenziali e ricettivi per i pazienti, i loro parenti, gli studenti e i
medici.
Secondo Letizia Moratti e Roberto Formigoni, “il Cerba farà
di Milano e della Lombardia la capitale europea della ricerca”. In base all’accordo,
la Fondazione Cerba si impegna a realizzare in cambio un parco attrezzato di
320.000 metri quadrati (18 milioni di euro), che gestirà per altri trent’anni
(risorse necessarie, altri 25 milioni). Altri 42 milioni serviranno per
infrastrutture e riqualificazione ambientale. L’intero piano costerà un
miliardo e 226 milioni e verrà finanziato dai privati: verrà creato anche un
fondo immobiliare etico, garantiscono i soci della fondazione. Ma chi ne farà
parte? Mediobanca, Intesa San Paolo, Unicredit, Allianz, Rcs, Pirelli. Insomma,
oltre allo stesso gruppo Rcs, c’è metà del patto di sindacato che governa
appunto la Rizzoli e il Corriere della Sera. E ci sono istituti di credito –
alcuni già impegnati in operazioni immobiliari come City Life – e imprenditori
del settore immobiliare (Carlo Alessandro Puri Negri è amministratore delegato
della Pirelli Re e membro della Fondazione Cerba), oltre ovviamente alla
Fondiaria Sai di Ligresti.
Quale sarà l’impatto di un complesso di queste dimensioni
sulla zona del Parco Sud? Stefano Boeri, il progettista, definisce così il
Cerba: “Abbiamo pensato a un’enorme piastra sotterranea con i laboratori di
ricerca. Sopra ci saranno l’ospedale e gli spazi per ospitare i pazienti e i
loro parenti. Ma abbiamo cercato di condensare il più possibile gli spazi per
dare alla città anche un grande parco, aperto e fruibile. Questo sarà il regalo
del Cerba a Milano. L’idea è soprattutto di realizzare una sorta di città
giardino, con spazi esterni dove il verde avrà il ruolo fondamentale, con un
grande viale alberato che collegherà i reparti. Ci sarà anche molto verde sulle
coperture dei tetti”.
Difficile giudicare, per ora bisogna accontentarsi dei rendering. Che però qualcosa dicono:
ecco sei grandi parallelepipedi colorati che ospiteranno i reparti, poi una
torre, altri tre edifici di forma rettangolare e tre circolari dove saranno
ospitate le residenze per i parenti dei malati. Un progetto curato, non c’è
dubbio, ma anche l’impatto sul paesaggio è evidente. Soprattutto, il Cerba
sposta ancora avanti il confine della città. E questo è il timore: che dietro
il cavallo di Troia del Cerba poi arrivino altri palazzi, altre residenze,
altre infrastrutture. A quel punto la battaglia per salvare il Parco Sud
rischierebbe di essere definitivamente persa.
E qui ecco le domande che tanti a Milano si fanno, anche se
sottovoce, dato che il Cerba resta comunque una realizzazione importante: perché
sono stati scelti proprio i terreni di Ligresti per realizzare in una zona vincolata
il megacomplesso? E ancora: non era proprio possibile farlo altrove? […]
Delicato mettere in discussione un’operazione che avrà
benefici per la salute. Così come risulta spinoso sollevare questioni di
opportunità quando di mezzo c’è un personaggio come Umberto Veronesi, che alla
scienza e alla ricerca sul cancro ha dato tanto. Eppure forse il padre dell’Ieo
e del Cerba, cresciuto sui territori di Ligresti, dovrebbe spiegare perché ha
scelto i terreni di un costruttore con cui condivide interessi imprenditoriali.
Veronesi, infatti, secondo le visure camerali, è stato fino al 2007 membro del
consiglio di amministrazione di Genextra, una società specializzata nello
sviluppo delle biotecnologie che raccoglie tutti i nomi della Milano che conta,
nonché di una fetta del mondo dell’imprenditoria del mattone e della sanità
privata. Non solo: la Fondazione Veronesi e l’Istituto Europeo di Oncologia
Srl, ci dicono le visure, sono ancora azionisti di Genextra. Niente di male,
ovviamente, ma il capitale sociale è così suddiviso: Intesa San Paolo (9,34 per
cento), Marco Tronchetti Provera (4,37 per cento), Caltagirone Bellavista,
Montezemolo e Della Valle (2,92 per cento ciascuno), Ligresti, Toti e Angelucci
(tutti al 4,37 per cento) e gli istituti Interbanca e Banca Popolare di Milano
(anch’essi 4,37 per cento). Insomma, della Genextra fanno parte banche che sono
anche nella Fondazione Cerba, diverse famiglie di immobiliaristi e soprattutto
il solito Ligresti. Già, Genextra e la Fondazione Cerba hanno tanti nomi in
comune.
In fondo però non c’è poi nemmeno troppo da sorprendersi,
vista la situazione stagnante del capitalismo italiano e di quello lombardo in
particolare. Qualcuno, poi, potrebbe sovrapporre una ulteriore lista, quella
dei soci della cordata Alitalia, dove ritroviamo Intesa San Paolo, Caltagirone
Bellavista e appunto, Ligresti. Tanto che qualcuno in quell’occasione ha messo in relazione le due operazioni:
Alitalia e Cerba – Parco Sud. “Viene il dubbio che Ligresti, sostenendo l’operazione
voluta da Berlusconi per salvare la compagnia di bandiera, sperasse di
garantirsi la gratitudine delle giunte di centrodestra che devono dare il via
libera a tutte le operazioni immobiliari sui terreni agricoli a sud di Milano”
sostengono i difensori del parco. Niente di illecito, ma anche il dubbio – se basato
sui fatti – è legittimo.
Insomma, ritorna in mente la domanda delle associazioni
ambientaliste milanesi: ma davvero il Cerba non si poteva collocare fuori dalle
terre di Ligresti? Lui non ha dubbi e taglia corto: “Evitiamo di dire che si fa
una speculazione edilizia. Le aziende per sopravvivere devono guadagnare. Non
siamo la Banca d’Italia, che stampa soldi”.
Tratto da: “La Colata”, di Garibaldi, Massari, Preve, Salvaggiulo, Sansa. Ed. Chiarelettere.
(Intervista di presentazione del libro)
1 commenti:
Tutto questo perchè viviamo in un Sistema Monetario.Ormai i "soldi" sono diventati obsoleti creati solo per mandare in fallimento intere Nazioni come già stà succedendo,bisogna cambiare questo sistema con un Sistema basato sulle Risorse,allora avremmo case per tutti ospedali per tutti e scuole per tutti ,ogni cosa per tutti e si debellerebbe la riminalità perchè se tutti hanno tutto non ci sarebbe motivo di delinquere, ma questo non conviene a Loro,per cui carestie delinquenze etc..Dividi e Conquista è il Loro motto,centralizzare il Potere (economia ,religione media ecc).Tutti collusi in un unico Sistema.
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