The Guardian, 27 luglio. La reazione alle rivelazioni sulla presenza di preti omosessuali evidenzia la sudditanza della stampa italiana – e la soddisfazione del Vaticano.
Uno degli aspetti più interessanti delle rivelazioni sulla doppia vita di alcuni preti cattolici a Roma è il modo in cui la faccenda è stata gestita dai media italiani. Panorama, il settimanale che ha realizzato l’inchiesta, ha informato il resto della stampa lo scorso giovedì pomeriggio. La più importante agenzia stampa italiana, l’Ansa, ha diffuso un breve comunicato sull’esclusiva della rivista alle 5:32 del pomeriggio. Per le sette di sera era la sesta notizia più cliccata del giorno.
Eppure, nessun quotidiano nazionale ha ripreso la notizia uscita su Panorama. Soltanto il giorno dopo – quando la diocesi romana aveva già replicato, con un comunicato in cui rimproverava la rivista di aver “diffamato tutti i preti” – la stampa italiana se l’è sentita di scrivere articoli “equilibrati” sulla vicenda, aprendo in prima pagina con il consiglio della diocesi rivolto ai preti omosessuali di “venire fuori” – e andare via.
Perché tutta questa riluttanza? Alcuni sicuramente sosterranno che l’articolo, accompagnato da fotografie di preti mezzi nudi, tra i quali uno che indossava ancora il colletto da prete, è un’oscenità totale. Non sono d’accordo. E’ andato fino al cuore del paradosso, chiamiamolo così, che è alla base di molti degli attuali problemi della chiesa cattolica. Mentre si tace sul il sesso omossessuale denominandolo una deviazione e s’insiste sul celibato in un’era in cui i membri eterosessuali del clero non se la possono più cavare con l’ipocrisia di essere dei “custodi”, in quasi tutti i Paesi sviluppati il Vaticano sta gradualmente creando un clero in predominanza omosessuale. La stima più affidabile afferma che circa la metà dei preti cattolici americani siano omosessuali.
La storia ha un’altro risvolto intrigante. Panorama è di proprietà del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Non ci possiamo aspettare che lui conosca tutto il materiale in uscita su tre emittenti televisive, due quotidiani e un settimanale d’informazione influenzato dalla sua famiglia. Ma è difficile credere che lui, oppure i suoi più stretti collaboratori, non siano stati avvertiti dell’esclusiva spettacolare di Panorama. Eppure, nei tre giorni successivi alla pubblicazione, nessuno, in un Paese ossessionato con la teoria del complotto, ha pubblicamente posto domande imbarazzanti riguardo un possibile collegamento tra i proprietari di Panorama e una vicenda che ha messo il Vaticano in forte imbarazzo.
Abbiamo dunque tra le mani un esempio di qualcosa che si ripercuote ben oltre l’Italia – la deferenza con cui vengono trattati il Vaticano e la chiesa da esso amministrata da parte dei mezzi di comunicazione più vicini allo stesso Vaticano.
Non ho bisogno di raccontare ai lettori di questo spazio di Comment is free (NdT: nome della rubrica del Guardian in cui appare questo articolo) che sin dallo scorso gennaio, l’Europa è stata tempestata da un’ondata di scandali di abusi sessuali commessi da preti e vescovi cattolici. L’impressione emersa sulla stampa italiana è di uno scandalo che ha interessato solamente i Paesi di lingua tedesca e pochi altri come l’Olanda e la Norvegia. Di fatto, casi di membri del clero accusati di aver molestato o violentato bambini sono emersi ripetutamente in Italia, ma sono stati sistematicamente ignorati.
Nel 2005, un ex abate presso la città di Arezzo in Toscana confessò di aver molestato 38 bambini. Nel 2008, un prete è stato condannato da un tribunale presso Ferrara per abusi su un minore di soli tre anni. Ha ricevuto una condanna a 6 anni e 10 mesi. Al momento, un parroco della periferia romana è sotto processo e si presume ci siano sette vittime. Tutto questo ha suscitato soltanto un interesse passeggero e non ci sono state domande sulle responsabilità delle alte gerarchie ecclesiastiche. In almeno uno dei casi, si è venuto a sapere che all’accusato è stato confermato il medesimo ruolo, dopo che erano state sollevate le prime accuse contro di lui.
Faccio cenno a tutto questo non solo per fare una considerazione sui mezzi di comunicazione, ma mi riferisco anche al Vaticano e alla chiesa italiana. Spesso è stato evidenziato come le gerarchie cattoliche, dal Papa in giù, sembra si rendano conto della gravità di quel che è successo solo quando è troppo tardi. La reazione iniziale di fronte agli scandali è stata quella di denunciarli come parte di una cospirazione. Tuttavia, visto da Roma, questo non sorprende. Avvolto dall’ovatta confortevole e densa del rispetto profuso dai media italiani, il Vaticano non sente o non vede lo scandalo che è scoppiato.
La situazione è esacerbata dal fatto che il Vaticano comunica soprattutto con i giornalisti italiani. Nella scala di valori della maggior parte dei membri della burocrazia papale, la curia romana, Il Messaggero, con una tiratura di forse 200.000 copie, ma legato al territorio romano e d’orientamento tradizionalmente democristiano, conta molto di più della CNN o del Frankfurter Allgemeine Zeitung. A sua volta ciò evidenzia quanto poco internazionale sia il Vaticano, malgrado siano passati 32 anni dall’ultimo papa italiano. La curia gestisce una vasta organizzazione internazionale. Eppure, la presenza di personale italiano – e in particolare romano – con sensibilità e priorità italiane è notevolmente sproporzionata. Prima o poi, questo dovrà cambiare.
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