17 luglio 2010

L'Italia svende i suoi gioielli - Parte 2

La Nación, Argentina. A causa della crisi, l’Italia venderà spiagge, fiumi, boschi, castelli…
Lo Stato si disfa di migliaia di “tesori”.
ROMA.- Per fare cassa, l’Italia si appresta a vendere isole della Costa Smeralda e della laguna di Venezia, spiagge, boschi, fiumi, laghi, fari, castelli e perfino alcune cime delle famose Dolomiti, la spettacolare catena montuosa del Sudtirol italiano, nel nordest del paese.
Secondo la norma del federalismo demaniale (che potrebbe essere tradotto come federalismo delle proprietà pubbliche) approvata a maggio su iniziativa della Lega Nord, lo Stato cederà a comuni e regioni “pezzi” d’Italia. In una discussa triangolazione, questi potranno essere poi venduti a privati, sempre che le entrate percepite nell’operazione servano a ridurre il gigantesco debito pubblico del paese.
Anche se solo a fine mese si saprà quali saranno i “tesori” che passeranno dalle mani dello Stato agli enti locali, giorni fa è trapelata una lista provvisoria che ha causato grande agitazione. Tra i beni dell’inventario realizzato dallo Stato, di un valore di 3000 milioni di euro e che consta di circa 9000 immobili, spiagge, laghi, fonti e montagne, ci sono anche veri e propri gioielli della storia, dell’architettura e dell’arte italiani.
Tra i “bocconcini” di maggior valore, di fatto, figurano il famoso Palazzo dei Normanni a Palermo; il castello di Vigevano, vicino a Milano; la Cittadella (fortezza) di Alessandria, e la Rocca di Scandiano, un palazzo medievale dell’omonima località in provincia di Reggio Emilia, dove alla fine del XV secolo visse Matteo Maria Boiardo, il celebre autore del poema cavalleresco L’Orlando innamorato.
Nella lista ci sono anche perle, come alcune delle cime delle famosissime Dolomiti - Tofane, Cristallo e Corda del Becco - vicine alla celebre località di Cortina d’Ampezzo, da sempre meta del jet set internazionale.
L’inclusione delle Dolomiti ha causato una grossa controversia perché un anno fa sono state giustamente dichiarate Patrimonio dell’Umanità. “Si tratta di beni universali; solo lo Stato li deve amministrare, non i privati” ha denunciato Enrico Farinone, deputato del Partito Democratico, il principale partito dell’opposizione di centrosinistra. “Federalismo sì, ma estremismo federalista no”, ha protestato.
Da parte opposta, Luca Zaia, nuovissimo governatore della regione Veneto per la Lega Nord (il partito ex secessionista e xenofobo che ha da sempre come cavallo di battaglia il federalismo), non ha nascosto la sua soddisfazione. “Mi sembra un fatto molto positivo che cose famose come le Dolomiti tornino alle loro comunità. Stiamo andando nella direzione giusta” si è rallegrato.
Hotel di lusso
Ma c’è di più. Nella lista della discordia ci sono anche piccole isole paradisiache della Costa Smeralda, al nordest della Sardegna, vicine alla famosa isola di Caprera; isole dell’Adriatico, come quella dell’Unione di Chioggia, e quella di Sant’Angelo delle Polveri, nella laguna di Venezia, e l’isola di Palmarica vicino a Porto Venere, in Liguria. Inoltre c’è l’isola di Santo Stefano, a quella di Ventotene, nel Tirreno, che include la prigione borbonica in cui fu detenuto l’ex presidente Sandro Pertini, un luogo tra i più simbolici per la resistenza italiana. “C’è un progetto per trasformare la prigione borbonica in un mega albergo di lusso”, ha denunciato il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli. “In questo si trasformerà?” si è chiesto.
E non è tutto. Potranno essere ceduti anche l’Archivio di Stato della città di Trieste; alcuni tratti della spiaggia del lago di Como; l’ex forte di Sant’Erasmo, a Venezia, e fari famosi, come quello dell’isola di Ponza.
A Roma corre il rischio di cadere in mani private niente meno che il Museo di Villa Giulia, che si erge in mezzo al Parco di Villa Borghese ed esibisce sconvolgenti tesori archeologici nazionali etruschi. Il Museo di Villa Giulia è stato stimato dall’inventario statale 4,5 milioni di euro. Ma si trova sotto la minaccia della privatizzazione anche l’area del tradizionale mercatino di Porta Portese, dove le domeniche si trovano gingilli di ogni tipo; il cosiddetto Idroscalo di Ostia, scenario del terribile assassinio di Pier Paolo Pasolini, e la leggendaria sala cinematografica Sacher, del cineasta Nanni Moretti, nel quartiere di Trastevere.
“È evidente che dietro a questa alienazione di beni si nasconde la più grande speculazione edilizia e immobiliaria della storia della Repubblica”, ha denunciato il “verde” Bonelli, che ha gridato allo scandalo davanti alla nuova norma, definita “un danno al patrimonio pubblico italiano”.
“Siamo di fronte a uno svuotamento e a uno smantellamento dello Stato solo per fare cassa” ha denunciato Salvatore Settis, archeologo e direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa. “Quello che mi dispiace è che il paese non abbia ancora capito che, con questo federalismo demaniale, veniamo tutti borseggiati. Le Dolomiti non sono soltanto di chi abita lì, sono anche dei siciliani. Di questo passo, rimarremo uno Stato senza più territorio, ma nessuno se ne accorge, nemmeno l’opposizione”, ha lamentato. “Rinunciare all’idea di un bene pubblico è rinunciare alla nostra storia e al nostro futuro”, ha concluso.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono sempre più convinto del perchè la sinistra continui a perdere voti. Facile. Non sanno nemmeno leggere e/o sono dei bugiardi. AVETE SCRITTO CHE SARANNO VENDUTI A REGIONI PROVINCE E COMUNI E BASTA??? non sapete più dove aggrapparvi se non alle menzogne e all'ipocrisia, o peggio, alle paure..

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