10 luglio 2010

Il sultano Berlusconi non cadrà

Giovanni Sartori (Firenze, 1924) è considerato il più grande politologo italiano ed uno dei massimi esperti di politologia a livello internazionale. Nel 1946 si è laureato in Scienze Politiche all'Università di Firenze, dove alcuni anni più tardi è stato professore di Storia della Filosofia Moderna, Scienza della Politica e Sociologia. Ha ricevuto la carica di Albert Schweitzer Professor Emeritus in the Humanities alla Columbia University (USA) dal 1979 al 1994. È stato nominato Dottore Honoris Causa dall'Università di Genova nel 1992, dall'Università di Georgetown (USA) nel 1994, dall'Università di Guadalajara (Messico) nel 1997, dall'Università di Buenos Aires (Argentina) nel 1998, dall'Università Complutense di Madrid (Spagna) nel 2001, dall'Università di Bucarest (Romania) nel 2001 e dall'UNAM di Città del Messico (Messico) nel 2007. Nel 1999 è stato nominato comendador della Ordem do Cruzeiro do Sul dal presidente della Repubblica Federale del Brasile e nel 2005 ha ricevuto il Premio Principe delle Asturie per le scienze sociali dalla Fundación Príncipe de Asturias. Fa parte del comitato dei garanti di Biennale Democrazia. Dal 2002 fa parte dei garanti dell'associazione Libertà e Giustizia. Sartori può essere oggi considerato uno dei principali autori nel campo della Teoria della Democrazia, dei sistemi di partito e dell'ingegneria costituzionale nel mondo accademico internazionale.
È senz'altro uno dei pochi intellettuali italiani, per molti versi simile al portoghese José Saramago recentemente scomparso, che si esprime sulla valanga di rivelazioni di feste con sesso e droga e ai malaffari che girano intorno al premier Silvio Berlusconi. Sartori ha pubblicato due mesi fa un libro dal titolo profetico Il Sultanato, che raccoglie i suoi articoli per Il Corriere della Sera. In un'intervista al quotidiano spagnolo El Pais, lo scettico Sartori respinge la possibilità che gli scandali possano avere un costo politico per il sultano. “Si dimette, lo processano e poi non può cadere. Il partito mangia al suo desco, come la Chiesa. Gli italiani non sanno quello che succede perché guardano solo la televisione”, afferma.
Domanda: L’idea del libro è che l’Italia di Berlusconi non è una dittatura né una democrazia, ma un sultanato.
Risposta: Ho deciso il titolo prima che uscissero le notizie sulle feste e le veline e ha fatto fortuna, nonostante alcuni sultani fossero più violenti di lui. Avevano brigate di nani acrobati che assassinavano i nemici. In tutti i casi è un regime di corte, un harem.
D: E in che cosa assomiglia a una dittatura?
R: Lui non è un dittatore del secolo XX perché non ha cambiato la Costituzione, nonostante abbia tentato di svuotarla di contenuto dall’interno per togliere potere al Parlamento. Ma gli italiani che lo votano dicono: “Siamo contentissimi con il nostro dittatore” Lo definisce l’idea di corte: fa quello che vuole, ottiene quello di cui ha bisogno, non distingue fra pubblico e privato, il piacere del potere lo gratifica. È a metà strada fra il dittatore e non. È il padrone all’antica, il gallo nel pollaio.
D: È rimasto stupito dall’uso dei vari harem?
R: No, il sultano fa quello che vuole e quello che gli piace. Sappiamo che le ragazze gli sono sempre piaciute. Fa parte del personaggio: il lusso, le grandi feste, le minorenni. Non ci sono prove, ma è assolutamente verosimile, coincide con il personaggio.
D: Veronica Lario ha parlato di “vergini offerte al drago”
R: È sua moglie, ed è logico pensare che ne sia al corrente. Da allora sta zitta. Lui ha molti e forti meccanismi di pressione. Il primo sono i figli. Se Veronica parla un’altra volta li può privare dell’eredità.
D: Crede che sia questa l’obiettivo di Berlusconi?
R: Adesso sarà più cauto ed attento. Continua ad avere l’appoggio popolare e a vincere le elezioni. Dice: “ Sono così e agli italiani piaccio come sono, non cambierò”. Per proteggersi approverà la legge che limita le intercettazioni a fini giudiziari, fatto gravissimo perché danneggia l’azione della polizia contro la mafia, però a lui non sono mai importati questi danni collaterali.
D: Però la sensazione è che il fango abbia solo cominciato a uscire fuori.
R: Usciranno foto e prove di tutti i tipi, ma si dirà che sono fotomontaggi, calunnie.
D: Il suo partito non gli crederà.
R: Il Popolo della Libertà è una massa clientelare piú fedele di quella della Democrazia Cristiana. Tutti vivono di lui, il papi dà loro la pappina. Non si romperà tanto facilmente come la DC, hanno piú privilegi e piú potere locale, le regioni sono uno scandalo assoluto. È una rete feroce e vorace che conquista sempre più potere, un para-Stato che ha tutto l´interesse di continuare insieme. Tutti salgono sul carro del vincitore e lui li lascia fare. L’unica cosa che gli interessa è mantenere il suo patrimonio intatto, il resto è una grande mangiatoia.
D: E Fini?
R: Fini è silurato. Con l’accorpamento dei partiti Berlusconi ha incoronato i colonnelli, li ha fatti ministri. Non ha potere neanche sui suoi. Quando parla è distaccato ed elegante, peró la sua carriera politica è costellata di errori e di sciocchezze. Se arrivasse al potere, avrei piú fiducia nel mio gatto che in lui.
D: Ma l’immagine del paese peggiora di giorno in giorno a livello internazionale.
R: Nel 94 gli saltarono addosso, nessuno credeva che potesse durare e si abituarono a lui. Non credo che ci sia la minima pressione internazionale. Lui dice che è tutto un complotto dei nostri comunisti, di Murdoch e di El País, e con questa favola va avanti. È molto astuto, molto furbo. Va a vedere Obama e si colloca al primo posto nella lista dei suoi amici. Manda più soldati in Afganistan e accoglie tre prigionieri di Guantanamo e Obama non lo può trattare male.
D: Non sembra neanche possibile che si dimetta: perderebbe l’immunità.
R: Se si dimette, lo processano. Prima di dimettersi si farebbe garantire l’immunità come Pinochet. Guardi il suo sorriso: è genuino, autentico. Non mente. Rivela: “Sono io che vi do da mangiare”. Degli scandali il paese non sa proprio nulla. La televisione non informa, l’80% degli italiani si informa attraverso la televisione. ”Controlla sei canali su sette e il settimo ha paura. Impossibile che gli chiedano il conto. Non c’è speranza.
D: La Chiesa non può farlo cadere?
R: È molto attenta, però lui la lascia comandare sempre di più. Non ci sono relazioni Chiesa-Stato, é ma da potere a potere. Anche loro ci mangiano con la loro Italia, le scuole, la fine della vita… È comprata come gli altri. Per questo sta zitta e lascia fare. É proprio questo, la Chiesa.

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

mortacci tua

Ruby ha detto...

Ce l'hai con Berlusconi, Sartori o me??
:)

Anonimo ha detto...

Sartori, sei un grullo. Ste cose le sapevamo anche noi. Dicci piuttosto come fare per eliminarlo, anche solo in maniera spirituale...come fa la chiesa. Allora si che saresti un grande! Passeresti alla storia.

Anonimo ha detto...

Se Sartori è un grullo tu cosa sei?
Ti sembra normale che un vecchietto di 80 anni deve dire alle nuove generazioni come fare?
Cacciate le palle invece di pensare al cellullare!!!

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