16 giugno 2010

Guerra alla crisi

C'è un industra che a quanto pare non verrà minimamente scalfita da questa crisi economica: l'industria della guerra. Mentre gli impiegati statali dovranno nei prossimi 3 anni sacrificare i loro stipendi per versare allo stato 5 miliardi di euro, nella manovra finanziaria succhia-sangue del ministro Tremonti non vi è traccia di tagli agli armamenti. Anzi. Le spese militari nel 2010 ammonterano a 23.5 miliardi di euro, tanto che l'Italia ha raggiunto l'ottavo posto al mondo, mentre tanti altri paesi come la Germania stanno tagliando sensibilmente i costi dell'esercito. In aggiunta a tutto questo, ora sui bilanci dello Stato incombono 71 programmi di ammodernamento e riconfigurazione dei sistemi d'arma, che ipotecano le spese militari italiane da qui fino al 2026. Tutti passati incolumi dalle grandi cesoie del Ministro dell'Economia. Eppure non parliamo di biscottini, ma di cifre astronomiche che il Governo si appresta a pagare all'industria bellica per l'acquisto di armamenti di cui è difficile vederne una vera utilità.
Programma di ammodernamento n. 65: l'Italia si impegna a comprare dagli Stati Uniti 131 cacciabombardieri F-35. Aerei che furono progettati per essere invisibili ai radar. Peccato che nel frattempo i radar si siano evoluti. Totale 15 miliardi di euro, che si aggiungono all'acquisto già programmato di 121 Eurofighter (di cui 80 sono già stati pagati, mancano gli ultimi 41).
Programma n.67 "Forza Nec": una volta ultimato, doterà le forze armate di terra e da sbarco di un sistema molto sofisticato di digitalizzazione. Roba da conflitti ad alta intensità (tipo Vietnam), la guerra in Iraq è considerata a media intensità. C'è qualcosa di grosso in programma?? Per ora siamo alla fase di progettazione, che da sola costa circa 650 milioni di euro. L’esborso finale previsto si aggirerà intorno agli 11-12 miliardi. Poi si aggiungono 6 fregate con un opzione per altre 4, più la portaerei Cavour, costo 5.7 miliardi. Ma come non rinunciare a un paio di sommergibili di nuova generazione, in un Paese che si affaccia interamente sul mediterraneo, dove l'utilizzo di un sommergibile in una guerra navale è alquanto improbabile, spesa prevista 915 milioni. Una cifra minore ma non per questo più sensata sarà spesa invece per comprare nuovi sistemi di anticarro di terza generazione: 120 milioni di euro. E poi vanno aggiunte tante "piccole" altre cose: aerei spia, elicotteri e tecnologie varie. Cifre da capogiro. Tanto che lo stato italiano fa fatica a stare dietro agli impegni presi. E l’industria bellica è costretta a ricorrere alle banche. Con il risultato che l’indebitamento fa lievitare ulteriormente i costi.
Il Pd, con un interrogazione parlamentare, ha chiesto di interrompere il progetto JSF, che consiste nella realizzazione di un nuovo velivolo militare in collaborazione con l'industria americana Loched Martin; questo aereo cacciabombardiere, chiamato ora Lightning II, è una potente arma da guerra e si propone come nuovo vettore di armi nucleari.
Eppure qualcosa non torna. L'articolo XI della Costituzione Italiana dichiara che l'Italia ripudia la guerra. Verissimo, sostengono da anni i vari governi che si succedono; l'Italia infatti, secondo quanto riportato nel rapporto dell'Esercito Italiano, è impegnata in 36 missioni di peacekeeping nel 2009. Ma da quando 131 cacciabombardieri servono a portare la pace? E' lo stesso Ministro La Russa a rispondere in un'intervista su Il Giornale: "Missione di pace non signifi­ca che non si usa la forza. Detto questo i nostri bombardieri vo­l­ano in Afghanistan senza bom­be. Meglio evita­re guai." Ma allora cosa diavolo ce ne facciamo di 131 cacciabombardieri, invece di utilizzare dei normali aerei?? Ma La Russa ha sempre la risposta pronta: "Hanno un cannoncino che usato a volo radente colpisce in maniera mirata i terroristi. Poi mi raccontano che basta il rumore dei bombardieri per spaventare i nemici". Dall'invasione dell'Afghanistan nel 2001 fino all'agosto 2009 la guerra ha causato 42.500 morti afgani. E il Ministro La Russa sembra giocare ai soldatini con i nostri soldi. Ma in realtà dei tagli nella finanziaria ci sono stati: un miliardo in meno in tre anni nei soldi destinati all'addestramento dei militari e alla manutenzione degli armamenti già presenti. Quelli che già abbiamo. Ma noi siamo più furbi e li compriamo direttamente nuovi.
L'Italia sta per acquisire una potenza militare notevole, decisamente oltre le necessità di uno Stato all'apparenza democratico dell'Europa occidentale. Qualcosa non torna..

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