1. Jyvaskyla - 2. Stoccolma - 3. Tricase (LE) - 4. Milano |
Durante questo agosto sono saltato da una realtà all'altra, cosicché fare dei confronti e delle riflessioni viene del tutto naturale e spontaneo. Dopo aver smontato baracca e burattini in Finlandia, salutando la lussureggiante Jyväskylä, che mi ha ospitato dall'inizio di quest'anno, sono volato alla volta di Stoccolma: sei giorni alla scoperta di questa fantastica città, completamente diversa nello sviluppo urbanistico dalla mia cittadina finlandese, ma ugualmente magnifica per le sue isole verdi, veri e propri polmoni della città a due passi dal centro storico, che in Italia sarebbero probabilmente state soggette alla più barbara speculazione edilizia per la loro posizione e la loro meravigliosa bellezza. Ma in Svezia, come in Finlandia, il verde è fortunatamente un patrimonio importante, una risorsa per tutti i cittadini da conservare e preservare, e non un terreno vergine su cui poter colare cemento. E non è quel verde apatico e inerte dei viali alberati milanesi o dei giardini due metri per due, ma quel verde che ti circonda, che ti accarezza mettendoti di buon umore, che ti abbraccia teneramente nelle giornate troppo afose. E come non fare un paragone tra quei cittadini finlandesi e svedesi che pescano in tutta tranquillità nei loro laghi cittadini e i nostri laghi in cui a stento sopravvive qualche pesce? Come non notare l'efficienza dei servizi, la disponibilità delle persone, la gentilezza nei rapporti con il pubblico e gli sportelli degli uffici sempre immancabilmente tutti aperti? Sono città che in piena estate non si svuotano diventando città fantasma come Milano, dalla quale i cittadini scappano il prima possibile alla ricerca di luoghi più vivibili e ospitali, ma sono città che anche in estate pullulano di vita, di eventi culturali, di servizi per i turisti senza trascurare quelli per i cittadini.
Come sempre viaggiare è un fantastico modo per scoprire nuove culture, nuovi usi, costumi e tradizioni, assaporare nuovi cibi (anche se la cucina del nord forse per un italiano lascia in buona parte desiderare...), ma anche per imparare tante cose, per crescere, per capire che quello a cui aspiri non è impossibile, per renderti conto che una società migliore, attenta alle esigenze di tutti (dai disabili, ai celiaci, ciechi o diabetici per fare qualche esempio) non è solo una mia utopia, ma una realtà già esistente e quindi fattibile.
Non ho potuto quindi non alterarmi quando, tornato a Milano il 22 agosto, ho dovuto aspettare un tram che mi portasse a casa ben 35 minuti, per un tragitto che in 15 avrei percorso a piedi. Tram sul quale ovviamente, saliti i controllori, molti si sono fiondati a timbrare i biglietti, mentre chi è stato “pizzicato” ha cominciato a ravanare nelle borse di Mary Poppins alla ricerca del biglietto, adducendo poi come insensata scusa di essere in vacanza dalla Svizzera. Perché l’Italia è il paese dei furbi o dei presunti tali e il biglietto si timbra non perché se vuoi usufruire di un servizio lo devi pagare, ma perché altrimenti ti becchi la multa.
Dopo la notte passata nella torrida e deserta Milano, come tutti gli anni sono volato verso Brindisi, diretto poi a Tricase, nel bel mezzo del Salento, pochi chilometri a nord di Leuca. Non certo per seguire la moda del momento, ma per questione di origini e per la mia passione verso questa terra che ancora resiste all’assalto del turismo di massa e della speculazione edilizia selvaggia, come certe riviere dove quello che più assomiglia alla vegetazione locale è la vetrina dell’erboristeria.
Ho visto, con piacevole sorpresa, una regione che cerca di rilanciarsi, di modernizzarsi nel rispetto dell’ambiente, di offrire città più vivibili e con servizi migliori.
Ho visto finalmente partire la raccolta differenziata porta a porta.
Ho visto da un anno all’altro pannelli solari crescere sui tetti delle case come fossero funghi e imprese lanciarsi nella scommessa dell’eolico e del fotovoltaico.
Ho visto parchi solari costruiti in campi di sterpaglie e in vecchi cantieri rimasti a metà.
Ho visto parchi eolici costruiti in prossimità di cave, dove donavano quasi un tocco di bellezza a un paesaggio ormai deturpato dagli scavi.
Ho visto paesaggi incredibili, campagne splendide, coste e mari incredibilmente diversi ma ugualmente meravigliosi.
Ho assaporato cibi deliziosi dal gusto inconfondibile e apprezzato come ogni anno odori unici.
Ma ho anche visto ristoratori e lavoratori locali mal disposti e insofferenti verso il cliente-turista.
Ho visto però i cittadini gettare la spazzatura dove e come capita, non capendo le virtù e l’importanza della raccolta differenziata, forse per ignoranza, forse per cattiva informazione.
Ho visto un paese che cerca di offrire una viabilità migliore a un traffico congestionato, ma dove chiunque prende una macchina per fare pochi metri e l’utilizzo della bici va a proprio rischio e pericolo, dove si parcheggia in orizzontale quando i parcheggi sono disposti verticalmente o in presenza persino del divieto di fermata.
Ho visto strade ridotte peggio di un campo di battaglia e cartelli segnaletici talmente mangiati dalla ruggine da non poterli neanche leggere.
Ho visto decine di persone passare senza le cinture o senza casco sotto gli occhi dei vigili, troppo intenti a chiacchierare con il passante di turno, compresi bambini portati in braccio sul sedile anteriore senza alcuna protezione.
Ho visto un diffuso menefreghismo verso le regole, nonché la più grande arroganza quando lo si faceva notare.
Ho visto case vecchie e nuove costruite sulla spiaggia a circa 5 metri da un mare splendido.
Ho visto associazioni culturali locali utilizzare (“sprecare” a mio parere) fondi europei per progetti umanistici di dubbia utilità.
Ho visto anche quest’anno l’istituzione dell’utile servizio “Salento in bus”, con pullman comodi e confortevoli, ma dagli orari e dalle coincidenze improbabili, per non parlare della guida spregiudicata di taluni autisti.
Insomma, ho visto un Salento che viene giustamente scoperto dal turismo, per la sua bellezza ancora un po’ vergine, per i suoi sapori e profumi, per la “pizzica” e la “taranta”, una regione che sta diventando un esempio in quanto a energie rinnovabili e che sta cercando di importare i migliori modelli. Un Salento che, nonostante ancora tutte le cose che ancora non vanno, ha fatto enormi passi avanti che lasciano davvero ben sperare, anche se forse dovremo attendere la presa di coscienza della popolazione locale dell’incredibile bellezza del loro territorio e che la sua conservazione dipende in buona parte da loro stessi.
Ma ora, dopo una breve tappa nella splendida Urbino, sono nuovamente nella mia città, nella quale sono nato e alla quale, pur con tutti i suoi difetti, ci sono affezionato. Non resta quindi che rimboccarsi le maniche e nel nostro piccolo, impegnarci concretamente per creare qualcosa di bello in questa grigia città.
1 commenti:
Sono d'accordo con la tua analisi. Io sono stata quasi due mesi a Rivabella (Gallipoli). Origini salentine anch'io!
Bentornato in questo angolo di web.
annarita
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