Se un giorno della tua vita hai avuto a che fare con Lui, sai che un giorno Lui verrà a cercarti e busserà alla tua porta. Da quel giorno la tua vita sarà segnata, perchè Lui non ti abbandonerà mai più. Fino alla morte.
Lo sanno bene gli abitanti di Ferrandina, un paese della Basilicata ignoto ai più, ma con una grande storia alle
spalle: fondata ai tempi della Magna Grecia intorno al 1000 a.C., fu un
importante centro culturale in epoca ellenica e bizantina. Ferrandina prese parte ai moti del 1820-21 e del 1860 contro l'esercito piemontese e anche durante la Seconda
Guerra mondiale ci fu un'insurrezione contro i gerarchi e i
latifondisti fascisti, sommossa che si protrasse per quasi due anni. Il paese è in cima a una collina e nel 1978
fu usato come location per il film "Cristo si è fermato a Eboli",
di Francesco Rosi.
Ma molto tempo è passato da allora. Oggi i Ferrandinesi combattono una battaglia ancora più dura, una guerra contro il passato. Tutto iniziò negli anni '70 quando l'economia locale non era particolarmente florida e il lavoro, in una regione che tutt'oggi ha dei tassi di disoccupazione tra i più alti, era per alcuni un sogno proibito. Ma l'apertura della fabbrica Materit, della ormai famigerata Eternit, sembrò portare una ventata di ottimismo. Una ventata che però porto morte e disperazione, con una fabbrica che fece tutti i danni possibili al paese e soprattutto ai paesani.
Oggi i lavori di bonifica sono
iniziati ma per mettere completamente in sicurezza la zona servono circa 2 milioni di euro, ma le casse del Comune sono vuote. Eppure che l'amianto fosse cancerogeno lo si sa da tempo. Non è più
come 30 anni fa quando pur di lavorare i Ferrandinesi accettarono
di maneggiare quella strana polvere sconosciuta. Una relazione
tecnica del 2005 ha rilevato amianto e manganese in quantità
superiori alla norma nei terreni e nelle acque vicini alla ex
Materit. Cinque anni dopo troviamo la fabbrica sigillata alla meno
peggio, con finestre infrante, un portone aperto e polvere per
terra che si alza al minimo venticello stagionale. Dentro ci sono
ancora 500-600 sacconi da 1000 kg di amianto ciascuno che
aspettano di essere seppelliti e definitivamente dimenticati. Ma
sono ancora là.
Intanto a Ferrandina si sta consumando il dramma.
Perchè l'amianto è bastardo, perchè una volta che è entrato nel tuo corpo lì resta e ti dimenticherai di lui, anche per 20-30 anni, finchè nel peggior giorno della tua vita un medico non ti diagnosticherà un tumore. Le polveri di amianto, delle nanofibre 1300 volte più sottili di un capello, una volta respirate, grazie anche alla loro struttura fibrosa, si insediano infatti nei tessuti, provocando l'asbestosi, il mesotelioma pleurico e il carcinoma polmonare, tumori estremamente aggressivi e dolorosi una volta manifestatisi, nonchè con una prognosi puntualmente infausta.
E il risultato è che 10 operai degli 86 lavoravano alla Materit sono morti, 16 si sono ammalati e tutti gli altri vivono un'esistenza sospesa fra controlli medici e il sospetto di essere già condannati. "Viviamo nell'attesa! - dice uno di loro - la nostra più grande consolazione è svegliarsi alla mattina e vedere che siamo ancora in piedi. Forse sarà per il prossimo anno". Il dramma però non colpisce solo gli operai della fabbrica ma anche le loro mogli e i loro cari. Quando infatti i mariti tornavano a casa, dopo aver passato la giornata a impastare l'amianto sotto una "nevicata di polvere", le mogli, da brave massaie, ripulivano le loro tute, respirando anch'esse le fatali polveri. Non è un caso che l'asbestosi colpisca con la stessa incidenza anche le mogli dei lavoratori. E' il caso anche di Nunzia, 53 anni, che pochi anni fa perse il marito, ex operaio della Materit, alla quale le è stato diagnosticato un tumore al seno. "Mi sentivo stanca, pensavo fosse per quello che ho dovuto passare negli ultimi tempi. Invece ho fatto gli esami ed è venuto fuori che avevo un tumore al seno. Ma non ero preoccupata, so che si può guarire e ho fiducia nella scienza. Poi invece la Tac ha trovato metastasi ovunque e mi hanno detto che era inutile pure l'operazione e ora vivo sapendo di avere un destino segnato". E così tanti altri cittadini di Ferrandina, dove in paese si conta almeno un malato a famiglia. "Mio marito diceva sempre che mangiando i prodotti locali sapevamo bene cosa mangiavamo. No, lo sappiamo adesso". Ma cosa c'entrano gli animali? Certo, anche per loro respirare le fibre maledette non sarà salutare, ma il problema principale non è la perdita di qualche animale di allevamento. A pochi metri dallo stabilimento passa la superstrada Basentana che collega tutta la valle. Un altro centinaio di sacchi di amianto e un altro telone, rotto, danno il benvenuto ai viaggiatori. Nessuna recinzione, un solo cartello che però capre e mucche non possono leggere e brucano tranquillamente l'erbetta accanto ai sacchi assassini lasciati incustoditi sui prati. E dal produttore al consumatore il passo è breve e a volte mortale. E non sarà un caso che tra gli abitanti di Ferrandina, anche l'incidenza dei tumori all'apparato digerente è insolitamente alta.
Perchè l'amianto è bastardo, perchè una volta che è entrato nel tuo corpo lì resta e ti dimenticherai di lui, anche per 20-30 anni, finchè nel peggior giorno della tua vita un medico non ti diagnosticherà un tumore. Le polveri di amianto, delle nanofibre 1300 volte più sottili di un capello, una volta respirate, grazie anche alla loro struttura fibrosa, si insediano infatti nei tessuti, provocando l'asbestosi, il mesotelioma pleurico e il carcinoma polmonare, tumori estremamente aggressivi e dolorosi una volta manifestatisi, nonchè con una prognosi puntualmente infausta.
E il risultato è che 10 operai degli 86 lavoravano alla Materit sono morti, 16 si sono ammalati e tutti gli altri vivono un'esistenza sospesa fra controlli medici e il sospetto di essere già condannati. "Viviamo nell'attesa! - dice uno di loro - la nostra più grande consolazione è svegliarsi alla mattina e vedere che siamo ancora in piedi. Forse sarà per il prossimo anno". Il dramma però non colpisce solo gli operai della fabbrica ma anche le loro mogli e i loro cari. Quando infatti i mariti tornavano a casa, dopo aver passato la giornata a impastare l'amianto sotto una "nevicata di polvere", le mogli, da brave massaie, ripulivano le loro tute, respirando anch'esse le fatali polveri. Non è un caso che l'asbestosi colpisca con la stessa incidenza anche le mogli dei lavoratori. E' il caso anche di Nunzia, 53 anni, che pochi anni fa perse il marito, ex operaio della Materit, alla quale le è stato diagnosticato un tumore al seno. "Mi sentivo stanca, pensavo fosse per quello che ho dovuto passare negli ultimi tempi. Invece ho fatto gli esami ed è venuto fuori che avevo un tumore al seno. Ma non ero preoccupata, so che si può guarire e ho fiducia nella scienza. Poi invece la Tac ha trovato metastasi ovunque e mi hanno detto che era inutile pure l'operazione e ora vivo sapendo di avere un destino segnato". E così tanti altri cittadini di Ferrandina, dove in paese si conta almeno un malato a famiglia. "Mio marito diceva sempre che mangiando i prodotti locali sapevamo bene cosa mangiavamo. No, lo sappiamo adesso". Ma cosa c'entrano gli animali? Certo, anche per loro respirare le fibre maledette non sarà salutare, ma il problema principale non è la perdita di qualche animale di allevamento. A pochi metri dallo stabilimento passa la superstrada Basentana che collega tutta la valle. Un altro centinaio di sacchi di amianto e un altro telone, rotto, danno il benvenuto ai viaggiatori. Nessuna recinzione, un solo cartello che però capre e mucche non possono leggere e brucano tranquillamente l'erbetta accanto ai sacchi assassini lasciati incustoditi sui prati. E dal produttore al consumatore il passo è breve e a volte mortale. E non sarà un caso che tra gli abitanti di Ferrandina, anche l'incidenza dei tumori all'apparato digerente è insolitamente alta.
In Italia se dici amianto e Eternit, la prima assonanza che viene in mente
è Casale Monferrato, ma le pattumiere di amianto in Italia sono molte di più, tra
queste la stessa Ferrandina e Bagnoli. Proprio per lo stabilimento Eternit di Bagnoli, che non attuò mai sistemi precauzionali per la gestione dell’amianto, prosegue il processo a Torino. Il 25 giugno sono stati ascoltati in qualità di testimoni il sindaco Iervolino e l'ex-presidente della Regione Bassolino, per un dramma che conta numerose vittime e in cui i colpevoli sono ad oggi
pochi e soltanto presunti: sappiamo degli 891 lavoratori morti per le
contaminazioni dalle fibre di amianto, molto meno delle conseguenze a
lungo termine che l’ex stabilimento di Bagnoli ha prodotto su ampia
scala, interessando senza via d’uscita l’intera zona dei Campi Flegrei. 891 morti sono un numero impressionante, ma la lunga latenza della malattia fa prevedere agli esperti che il maggior numero di casi si debba ancora manifestare.
La speranza è che anche i cittadini di Ferrandina, anche se non potranno mai avere indietro i loro cari, possano però un giorno avere la loro giustizia, in un paese dimenticato da Dio (anche se vi si fermò Cristo), ma non da questo assassino senza pietà.
Guarda la videoinchiesta e la fotogallery.
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1 commenti:
è tutto vero...percorro la basentana tutti i giorni e i sacchi pieni di aminato sono lì in bella mostra..
avv. giovanna bellizzi
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