14 giugno 2010

Il morto che cammina



La non-giustizia italiana
L’Espresso ha pubblicato un rapporto della Corte Europea di giustizia del Consiglio d’Europa nel quale vengono spiegati i veri problemi della giustizia italiana, tanto che il nostro Paese è stato condannato per denegata giustizia. E i motivi non sono quelli sui cui mentirà spudoratamente il Governo, ma bensì il troppo lassismo, troppa impunità, troppe leggi che portano impunità, prescrizione troppo breve (che continua inspiegabilmente a decorrere anche dopo la condanna in primo grado in appello, nonché dopo il rinvio a giudizio), la possibilità infinita di fare ricorsi senza pagare pegno se questo è privo di fondamento, infiniti formalismi che allungano incredibilmente i tempi, molte condanne che anche quando diventano definitive non vengono eseguite. Insomma è negata la certezza del diritto e la certezza della pena. Il principio di fondo per cui si dovrebbero fare i processi. Ma il Governo per punizione sta tagliando un altro 30% sugli stipendi dei magistrati; certo, i magistrati con decenni di carriera guadagnano bene, ma cosa comporta questo taglio per il magistrato di prima nomina che guadagna naturalmente pochissimo? Come si fa a invogliare i giovani laureati in giurisprudenza ad andare a fare un mestiere così rischioso, ma allo stesso tempo enormemente screditato dalla stampa e ora pure così mal remunerato? Avremo le risposte quando i Tribunali e le Procure saranno vuote perché nessuno ci vorrà andare; al Sud siamo già sulla buona strada, con carenze di personale che toccano punte del 95%. Figuriamoci poi nelle procure in cui spesso si indaga per crimini di mafia, dove nessuno accetterà il rischio di saltare in aria per un misero stipendio. Peccato che il rapporto Cepei, una diramazione del Consiglio d’Europa, smentisca tutte le critiche che vengono continuamente rivolte ai magistrati. Nell'ultimo aggiornamento del 2008, viene valutato il rapporto tra l'efficienza e i compensi dei magistrati: nonostante la propaganda di regime berlusconiana, i nostri magistrati sono i primi in Europa per produttività, ogni anno riescono a chiudere oltre 1.150.000 processi per reati seri, mentre in Germania 864 mila, in Francia 655 mila, in Russia 437 mila, 388 mila in Spagna, 1/3 rispetto a quello che chiudono i magistrati italiani. Eppure paradossalmente ogni giorno nel nostro paese quasi 500 vittime di reati restano senza giustizia per avvenuta prescrizione. La Corte Suprema degli Stati Uniti chiude 120 processi all’anno, l'equiparabile Cassazione italiana 100 mila. Il motivo di fondo sta nel fatto che in Italia ricorrere in Cassazione non costa praticamente nulla, la sentenza non può essere peggiorata e non ci sono multe salate come all'estero se il ricorso è privo di fondamento. E invece si fanno mille ricorsi, il tempo passa e arriva la prescrizione.
Nel frattempo il Ministro Alfano ha istituito l’organismo indipendente di valutazione degli alti dirigenti ministeriali, composto da 3 membri: Angelo Gargani ex giudice, fratello del parlamentare di Forza Italia Peppino Gargani; il Sen. Angelo Giorgianni, coinvolto nei cosiddetti veleni del caso Messina. Ma il terzo è decisamente il più meritevole. Si tratta di un certo Calogero Ceresa detto Lello, compaesano di Alfano, noto alle cronache locali come impiegato alla Provincia di Agrigento, ex Consigliere comunale di Forza Italia, Presidente della sagra "Mandorlo in fiore", ma soprattutto membro del gruppo folcloristico "Valle di Acragas" nonché eccellente suonatore di friscalettu, zufolo tradizionale che accompagnano danze come "e abballu senza sballu, e cantu senza scantu, picchì sugnu contento e la testa all’aria va!" Il suonatore di zufolo dovrà quindi valutare il lavoro dei dipendenti del Ministero della Giustizia. Finalmente un po’ di meritocrazia!
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